/var/www/lamiatrieste.com/wp-content/themes/lamiatrieste/content.php

Passeggio Sant’Andrea

A proposito del Passeggio Sant’Andrea all’interno dei romanzi di Svevo,  Diego Marani (1) scrive:
“Il passeggio Sant’Andrea è il boudoir dove si incontrano le belle donne, si scherza, si insinua, si palpeggia” .
E ciò in riferimento ad altri luoghi “sveviani” (2) dove altro – e di più concreto – si fa(ceva) come il Giardin Pubblico o il Boschetto.
Quello che oggi – al di là della toponomastica ufficiale – possiamo definire il Passeggio Sant’Andrea,  coincide con la via Romolo Gessi, ossia quel grande vialone che dalla via Murat arriva fino al piazzale – piazzale Irneri – sul quale si affaccia la sede della Allianz e più in là la piscina comunale Bruno Bianchi.
Pochi i punti di rilievo. Il bar Ariston ed omonimo cinema e la gelateria Viti. Con la bella stagione sul largo marciapiede i loro tavolini. Nel primo tratto a partire dalla via Murat, alzando lo sguardo verso la nostra sinistra si intravvede – specie d’inverno con gli alberi spogli – la villa Haggiconsta il cui ingresso sul parco è proprio all’inizio del vialone.

Sull’altro lato la riqualificazione di alcuni anni fa ha arricchito la zona dedicata a giochi per i bambini con una fontana dove nei giorni di grande calura non solo qualche bambino, ma anche adulti,  rinfrescano i piedi.
E al termine (o inizio) del vialone, sul piazzale Irneri, un po’ nascosta sotto il verde, v’è la statua eseguita dallo scultore Ugo Carà (3) dedicata ai caduti sul lavoro. Giusta collocazione avvenuta nel 1997 visto che quella era la zona delle grandi fabbriche che assorbivano molte migliaia di lavoratori perlopiù provenienti dal rione di San Giacomo. La statua è lì, un po’ angelo e un po’ non so che cosa e a guardarla poco mi trasmette. Penso alle statue del Mascherini …

Altro dunque non c’è. Oggi il Passeggio Sant’Andrea è luogo tranquillo, senza alti né bassi.
Costruito lentamente per alcuni decenni e completato entro la metà del 1800. Un architetto del valore di Pietro Nobile (4) fu incaricato di dare un volto piacevole a quella parte della città che anch’essa stava mutando. Verso il mare con degli interramenti, la costruzione di varie grosse fabbriche e di lì a poco anche i binari del treno per la Stazione di Sant’Andrea che presto divenne troppo piccola dando così luogo alla costruzione della Stazione di Campo Marzio.
Il nome “Sant’Andrea” deriva – così dice il Generini – da una antichissima chiesa del 1100 con quel nome poi caduta in rovina e ricostruita nel 1600 e poi soppressa alla fine del 1800.
Il Generini dice ancora che era posto “prediletto nella stagione invernale e da cui si gode lo spettacolo dei magnifici tramonti..” Ed anche altro dice dalla prospettiva di essere uomo di fine ‘800 con il suo libro uscito nel 1884. (5)
Protetto dalla bora dal colle di San Vito ed in fronte il mare, non i binari del treno né i grandi magazzini come oggi e con il mare che ancora lambiva, prima di vari interramenti,  quella che oggi è la strada di grande traffico che congiunge le rive alla GVT (Grande Viabilità Triestina) e alla zona di Ponziana.
Ora molto più fruito nei mesi estivi grazie alla gelateria Viti, al bar Ariston, ai loro tavolini; tutte realtà di vecchia tradizione. Ariston, luogo preferito da generazioni di amanti della “scapola” da scuola per starsene tranquilli fuori da possibili brutti incontri con prof o genitori. Non so ora.
Biagio Marin già nel 1967 nel suo “Strade e rive di Trieste” scriveva : “Ma forse questo passeggio è stato sempre un po’ triste, chi sa perchè” E riportava le parole di Riccardo Gurresch (6) che lamentava ..”non è passeggio troppo allegro neppure nella bella stagione. Anche quando brilla il sole sui sempreverdi e sui platani severi … è soffusa una vaga ombra di malinconia … Sant’andrea è un paesaggio in tono minore, l’acquerello di un pittore che vede il mondo con gli occhi che hanno guardato la vanità della vita”
Il Passeggio Sant’Andrea è così.
Ha mantenuto una certa sua nobiltà, ma rispetto l’’800 ha perso i nobili con le loro carrozze, le belle donne con i loro sfavillanti vestiti e cappellini e gli uomini, bastone da passeggio in mano, a guardare le donne di altri uomini lì per la stessa ragione e, per l’opposta ragione, le belle donne a farsi desiderare.
Carrozze che dal centro della Trieste commerciale, il borgo teresiano, si spingevano talvolta verso la meta della Rotonda del Boschetto e dei suoi caffè e trattorie ed altre volte verso il Passeggio Sant’Andrea.
Luogo vivace e frivolo un tempo, oggi uomo di mezz’età.

Nota 1
Diego Marani.
Scrittore contemporaneo lavora a Bruxelles in una Commissione per la cultura. Tra i vari libri  ha scritto “A Trieste con Svevo”, Ed. tascabili Bompiani 2003

Nota 2
In Senilità “ … ella venne per essere tutta sua per qualche ora; là, a Sant’Andrea, a quell’ora, non v’erano dei passanti che gliene rubassero l’attenzione ..
…Si trovavano sempre all’aperto. Amarono in tutte le vie suburbane di Trieste….
…. Dopo i primi appuntamenti, abbandonarono Sant’Andrea ch’era troppo frequentato e per qualche tempo preferirono la strada nuova d’Opicina….
… per farci meglio osservare, passiamo la Corsia Stadion eppoi i volti di Chiozza e giù giù traverso il Corso fino a Sant’Andrea …

Nota 3
Ugo Carà.
L
a sua vita ha percorso quasi interamente tutto il’900. E’ stato incisore, scultore, arredatore, pittore, designer.
Ha esposto in molte città europee e in America sia del nord sia del sud. Nel 1937 era già alla Esposizione Universale di Parigi.
Come arredatore vanno ricordate decorazioni e arredi sui grandi transatlantici delle rotte Europa-America.
Suoi i mosaici dei pavimenti del corpo principale della Università degli Studi di Trieste.
Tra le sculture presenti a Trieste vanno ricordate “La nuotatrice” a Barcola, il busto a Moissi nel Giardino Pubblico, il monumento “Ai Martiri delle foibe” oltre alla statua di cui si fa cenno nel presente articolo.
Muggia, sua città natale, gli ha dedicato il Museo d’Arte Moderna che conserva molte sue opere.

Nota 4
Pietro Nobile
A Trieste è noto soprattutto per essere stato l’architetto della Chiesa di Sant’Antonio. Uno dei massimi esponenti europei del neoclassico. Originario della Svizzera, appassionato di archeologia, uscito dalle scuole Nautiche di Trieste, studi di architettura effettuati a Roma e a Vienna e a Vienna ha ricoperto anche la carica di Direttore dell’Accademia delle Belle Arti.
Morto a Vienna a metà del 1800.

Nota 5
Così scrive il Generini:….”esso fu incominciato a spese del Comune nel 1810 e fu portato a compimento nel 1812, però soltanto fino alla  prima rotonda e nei due viali superiori, l’uno dei quali serve oggi ai cavalieri e l’altro più largo di mezzo, ai ruotabili; vi si accedeva per  l’attuale via Murat. La strada in prosecuzione del passeggio, dalla prima rotonda alla Villa di Servola fu principiata nell’anno 1818 e ultimata nel 1824 . Il viale a marina venne piantato nel 1847 dopo cioè l’interramento di quel tratto di mare, (incominciato negli anni 1826-27) che tuttora si continua in direzione dell’Arsenale del Lloyd. L’attuale viale che conduce al passeggio  superiore dei pedoni fu piantato nel 1847 dopo essere stata definita all’amichevole una querela mossa dal conte Giovanni Voinovich, che pretendeva al possesso di quel tratto di terreno montuoso che si stendeva dinanzi la sua villa al N.T. 34 , in sul principiare del viale. Nella casa con annesso  giardino appiedi della salita al principiare del passeggio, venne stabilito da qualche anno dall ‘I. Regio Governo una stazione zoologica per lo  studio della fauna dal mare Adriatico…….”

Nota 6
Riccardo Gurresch.

Giornalista e scrittore. Noto anche come Riciardetto.  Autore di “Vecchia Trieste”, 1930, Ed. Anonima Libraria Italiana

La mia Trieste, 30 Maggio 2016