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Via Pindemonte e ultimo tratto via Crispi

Salendo per la via Crispi dopo l’incrocio con la via Rossetti  si pensa di imboccare la via Pindemonte. E invece per chissà quale motivo lì continua ancora la via Crispi mentre la via Pindemonte inizierà, improvvisamente, più avanti, poco prima di quegli alti platani che sono nel mezzo della via, solo un po’ sulla sinistra.
Il tratto a sinistra, che corre dalla via Rossetti fino alla Rotonda del Boschetto, appare abbastanza anonimo. Il retro del Rossetti, alcune casette, quella malandata, ma con un suo fascino, al n. 76.
E poi altre finestre di alte case del sottostante viale XX Settembre che qui fanno vedere, distante dalla sede stradale, solo il retro degli ultimi piani.
Di rilievo storico sul lato sinistro troviamo verso la fine della Pindemonte la casa a 2 piani severa e squadrata che fu la sede dell’Albergo degli Indagatori di Storia Naturale di proprietà di nobile famiglia di origine tedesca, che ospitava botanici e erboristi che venivano a Trieste per ragioni di studio, anche richiamati dai nomi prestigiosi dei botanici di Trieste come Marchesetti, Muzio de Tommasini, Biasoletto, Bottacin, Richard Burton, Raimondo Tominz  e altri. Tempi in cui Trieste con la sua forte tradizione botanica era punto di riferimento per tutti gli studiosi del settore.
Molto più interessante il tratto di destra. A cominciare da fontana nel muro – esattamente dirimpetto al retro del Rossetti – il cui rubinetto esce dalla bocca di una testa in pietra che, come la guardo, a tratti mi sembra la testa di un leone o quella di un vecchio pensatore con i capelli lunghi.
La fontana la si vede solo se cammini a piedi su quello stretto marciapiede o hai la fortuna che davanti non ci siano auto parcheggiate.
Poi la villa Franellich cui dedico articolo a parte. Passando per la via che lì è ancora Crispi si vede ben poco salvo il signorile portone.
A seguire tante altre ville assolutamente nascoste perchè più elevate rispetto la sede stradale e con giardino ancora a proteggerle dal rumore della strada. Solo portoncini e qualche nome come Villa Mary.
Per quanto resisteranno ? Già qualcuna se ne è andata facendo spazio a qualche alto e grande condominio (al n. 79) che, a passare dalla via, non si nota perchè molto arretrato.

Dalla Scala San Luigi inizia la via Pindemonte ed è il tratto caratterizzato dai platani in mezzo alla sede stradale e dove incontriamo villette, la villa Mary ed altre che non hanno nome.
Qualcuna come quella dopo la villa Mary addirittura senza numerazione. Dopo questa, sempre con i platani in mezzo alla via e che consentono sulla sinistra di posteggiare a pettine, sulla destra muro con sopra il parco del Farneto nella parte che scende dall’Orto Botanico. Una larga scala ad un tratto di quel muro consente di accedervi (o di uscirne). Dirimpetto una palazzina di 4 piani arricchita di colonne, ben dipinta di arancione vivo, si fa notare.
Lì a sinistra la Scala Margherita.
Se la via Pindemonte non la percorri a piedi e anche con grande attenzione, la casetta gialla marchiata Acegat, anno 1948, per il sollevamento acqua di Guardiella e Chiadino, passa inosservata e così pure la vietta con gradini – la via Bonomo – che a destra sale tra alte case e casette in un’oasi di pace e tranquillità con tanto verde. Salendo per il viottolo, con la casa che di fronte a noi ci sbarra la strada, sembra che essa lì termini e finalmente anche le scale. Ed invece girando ad angolo retto, ancora una casa, di recente dipinta a nuovo, con un piccolo spiazzo davanti e lì un cancello chiuso con una catena che dà sul Parco del Farneto. Qui portare 1 chilo di pane, un po’ di frutta, 2 litri di latte e 1 bottiglia di vino appare un faticoso problema per chi non è ventenne ed anche in piena forma.
Ma tutto non si può avere dalla vita .. la pace, la tranquillità, il silenzio, il verde e anche la comodità di macchina che arrivi sotto casa.

La via Bonomo è anche alla sinistra della via Pindemonte. Qui la scala è ampia, sale dal Viale e nasce dalla via Giulia
Ho cercato nella via Bonomo il n. 5 ma del n 5 e della casa non v’è più traccia. Sì, forse dal tempo in cui i casini erano aperti son passati un po’ di anni e il rinomato, raffinato e lussuoso casino “Villa Orientale” non esiste più e la casa demolita. Sic transit gloria mundi.
E prima di essere demolita per far posto ad un grande casamento, villa e terreno erano stati della Dreher che ne aveva fatto un deposito.
Subito dopo l’incrocio della via Bonomo (e relative scale) sulla sinistra c’è l’edificio a 2 piani che, ristrutturato, è divenuto il Residence Bonomo.
E qui ben nascosto alla vista dei triestini c’è un altro pezzettino di storia.
Dirimpetto al residence la stradina che sale porta al parcheggio per gli ospiti, ma essa si spinge più in su fino alla villa che fece costruire Anton Dreher per sé e la sua famiglia. Una elegante ed antica scala a due bracci con una piccola statua nel mezzo porta allo spiazzo dove c’è la casa che fu di questo valente imprenditore che contribuì ad un pezzetto di benessere per la città.
A sinistra della villa, la costruzione bassa e lunga era adibita a stalle e quella ,ora bianca, sulla destra era usata per le cucine e per abitazione della servitù.
Tutti edifici che ora sono appartamenti.

Il viaggio termina qui, alla Rotonda del Boschetto, come un tempo terminava la linea n.7 che,  partendo dai Portici di Chiozza attraverso la via Battisti (cioè Stadion) e Giulia finiva la corsa in quella piazza rotonda. Ma era l’anno 1876 e a tirare la carrozza erano dei robusti cavalli.

 

 

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La mia Trieste, 23 Dicembre 2015