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ex Fabbrica Dreher

Ex Fabbrica Dreher
Sottotitolo: Posso dire che la birra olandese Heineken non mi piace?

Ci sono realtà produttive che chiudono perchè i tempi cambiano, perchè le logiche di mercato impongono (?) altre soluzioni. E ci sono realtà che vengono invece fucilate. Si potrebbe dire “assassinio d’impresa”.
E la Dreher, a quanto so io, fa parte di quest’ultima categoria di morte.
Tutto  era iniziato una volta, tanto tempo fa, come nelle belle favole.
Tra la metà e la fine ‘700 a Trieste sorgono, assieme a tante altre piccole imprese, anche una serie di piccole fabbriche di birra. Molti decenni dopo questo primo inizio di vocazione “birraiola” nasce una fabbrica dove soci fondatori sono nomi illustri come Elio de Morpurgo, Revoltella e azionisti importanti come la Banca Rotschild, Michele Sartorio e altri.
Viene acquisito un grosso terreno – quello che sarà poi della Fabbrica Dreher – già occupato da una conceria che sicuramente lì aveva trovato posto ideale stante l’abbondanza di acqua.
L’attività parte poco dopo la metà dell’800, ma nonostante la profusione di mezzi e le mille persone che vi lavorano la produzione non decolla. Perdite su perdite.
Il barone de Morpurgo tenta invano di salvare tutto finchè poi cede alla buona offerta fatta da tal Anton Dreher di famiglia di birraioli boemi che aveva già aperto varie realtà produttive in Austria ottenendo grandi successi commerciali e riconoscimenti per la qualità e per le innovazioni introdotte nel processo produttivo.
Il successo arride anche alla fabbrica di Trieste che prima di ripartire rimane ferma per alcuni anni per consentire radicali modifiche al processo produttivo. Una volta iniziata la produzione in poco tempo la Dreher si consolida e invade il mercato della birra.
Da Anton il bastone del comando passa al figlio Teodoro e siamo quasi alla vigilia della prima guerra che comporta, per comprensivi motivi, alcune interruzioni della attività. In piena guerra e danneggiato l’acquedotto di Aurisina, la Dreher fornisce grandi contenitori per il rifornimento idrico della città.
In tempo di pace tutto ritorna a funzionare anche se poi ci sono passaggi di proprietà e i Dreher non ci sono più.
All’inizio delle attività Anton aveva acquistato dietro alla fabbrica verso la collina una villa – chiamata ancor oggi villa Dreher – che era stata della famiglia Eggenhofner di cui faccio cenno nel capitolo dedicato alla via Pindemonte.
La villa è poi passata da tantissime mani per essere alla fine un normale piccolo condominio ed ora un residence, il Residence Bonomo.
Ed ora questa bella favola volge al triste.
Nei primi mesi del 1980, dopo anni e anni di discaussioni e soprattutto promesse, si chiude con profondo disonore per il mondo dell’industria la vicenda di questa fabbrica con un balletto di menzogne fatte sopra la pelle dei lavoratori e sulla testa della città. Cito in rigoroso ordine cronologico i progetti annunciati dall’azienda senza nulla inventare: “ridimensioniamo, no concentriamo, no tutto va bene, si vende alla Heineken, si ora siamo Heineken, si chiude, no ci trasferiamo in zona industriale, ci trasferiamo però dateci terreno e un po’ di soldi, non più birra ma faremo altro, licenziamo, faremo disidratazione delle patate (sì hai letto bene!!), no faremo invece salumi e stagioneremo prosciutti, no anzi faremo mobili per la Snaidero, chiudiamo, al posto della fabbrica facciamo un impianto siderurgico in zona industriale, non serve una fabbrica di birra e il terreno è utile per fare scuole e abitazioni”. E speculazioni immobiliari – aggiungo io.
Le sopra riportate frasi sono tra virgolette perchè tratte da dichiarazioni ufficiali della Proprietà riportate dalla stampa.
Fine.  (1)

Anche la Stock ha chiuso, ma con un po’ più di dignità e di rispetto verso i lavoratori e la città ed anche verso le Istituzioni che invano hanno cercato di mediare.
Poco o nulla consola che su parte di quei terreni sia poi sorto il Centro Commerciale Giulia che dà lavoro a tante persone nonchè un mega condominio più visibile dalla via Pindemonte che non dalla via Giulia.
In questa città c’era spazio per entrambe le realtà e specie per la Dreher in tempi in cui i consumi di birra andavano alle stelle e la Dreher aveva grandi fette di mercato. In Italia per es. ben più della … Heineken e questo forse spiega molto.
Basti pensare che nel 1974 la produzione era di 500 mila !! bottiglie al giorno.


Oltre al ricordo e ad un pregevole museo sito in via Torrebianca 41, resta – e sicuramente solo perchè protetto dalle Belle Arti – l’edificio principale costruito su progetto dell’infaticabile Giovanni Berlam.

 

Nota 1
Per non appesantire ulteriormente il testo metto in nota l’ultimo o uno degli ultimi atti della farsa. Siamo a giugno 1980. La società “Nuova Trieste” che ha rilevato il pacchetto della ex Dreher fa presente alla vigilia del voto,

in Consiglio Comunale, per la concessione edilizia per la costruzione di 390 abitazioni sul terreno dell’ex Dreher che questa iniziativa immobiliare è assolutamente necessaria per reperire i fondi che servono al progetto di riconversione delle attività della ex Dreher.
Concessione ottenuta, riconversione non fatta.

La mia Trieste, 4 Gennaio 2016