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Vicolo delle Rose

Quando sei davanti alla Chiesa di Roiano e vai a sinistra, dopo poche decine di metri c’è un palazzo nuovo, sorto dove c’era un vecchio lavatoio che è sfuggito – ahimè – alla mia macchina fotografica perchè demolito.
E lì, un po’ nascosta specie a chi passa in auto, inizia una via interessante che già dal nome promette bene: vicolo delle Rose. Nei pressi qualche altra via come via dei Mirti e più su via dell’ Erica che ci raccontano come in quel posto, cosi protetto dalla bora e rivolto a ovest, ci saranno state case e casette con giardini pieni di fiori.
Ho detto case e casette perchè questa non è zona di ville.  Io ne ho vista solo una. La si nota per il suo color rosso mattone e il bianco candido già dal basso della via, ad una delle prime erte rigorosamente in pavè dove sopravvive un vecchio passamano. Uno dei pochi sopravvissuti  nella città un tempo piena di questi utili “gadgets” ormai demodé.   Corre talvolta sulla destra e in altri punti sulla sinistra con il ferro curvo per seguire l’andamento di vecchi muri che delimitano la strada.
Arrivati  davanti alla villa il portone recita con una scritta in ferro battuto: Villa Brunetta. Le finestre riportano ad uno stile russo e rammentano la grande villa di Barcola chiamata appunto la villa russa.

Di proprietà non so da quando del costruttore Cividin, la cui società risulta fallita nel 2015 e villa messa sotto sequestro dall’Agenzia delle Entrate.
A fianco della villa un grande portone aperto, in ferro con una strada a scendere con una grande curva che termina alla base della villa, fuori alla rinfusa robi vecchi e questa specie di piccolo parco appare abbandonato. Alcune macchine sul bordo con gomme sgonfie, qualche panchina rotta, ma del vecchio splendore di quel piccolo parco sopravvivono a fianco della strada solo dei lampioni bassi in ferro battuto.
Riprendendo il cammino dopo questa digressione, la strada picchia in su, ancora tratti di vecchi passamani, muretti, scorci di vista sulla destra con l’occhio che arriva giù alla diga e alle gru del porto, ma anche fino all’Istria con i suoi promontori.
E dall’altra parte in qualche tratto la vista spazia sulla collina di fronte, quella dove c’è Pis’cianzi, tutta piena di orti e casette di tutti i colori con tutte le sfumature di rosso, giallo, verde, azzurro e sembra un quadro fatto da un pittore in vena di mettere molto colore sulla sua tela.
E ancora casette sul nostro vicolo delle Rose, tante casette vecchie e meno vecchie, ma tutte accomunate da una perfetta manutenzione e colori vivaci. Inevitabile anche qui qualche alto palazzo nuovo cui fa da contraltare, proprio di fronte, un rudere che una volta era casa e a fianco la collina bruscamente scende con un avvallamento scuro pieno di alberi e boscaglia.

Certo siamo alla fine della parte abitata di questa via e un cartello “Attraversamento cervi” seguito a breve da “Divieto di accesso, salvo frontisti” ci conferma l’impressione.
Se non ci fossero stati quei due cartelli forse sarei tornato indietro e tornare indietro è sempre lasciare un qualcosa.
Ciò che avrei perso sono una cosa brutta e una bella, ma in questo caso quella bella fa dimenticare in fretta quella brutta.
Abbarbicato sul costone di destra una costruzione con villette a schiera, tanto cemento, cortiletti addossati alla montagna e suddivisi tra loro da alti muri di cemento come tanti piccoli cortili di un carcere. Forse dentro saranno piccole reggie, ma fuori … E comunque tutto appare a questi inizi del 2015 disabitato e solitario.
Un cartello “vendesi” lancia il suo appello quasi disperato.
Per ammirare meglio dall’alto quel pugno al mio stomaco  – ed ecco dunque la cosa bella – ho dovuto imboccato la via dell’ Erica che inizia con ampi e sconnessi gradoni.
Le villette con il loro buio e il loro cemento sono scomparse e abbiamo … “scollinato”. E’ arrivato il sole e la vista sulla città. La via è invero un viottolino contornato da casette basse, i loro orti, muretti, una stradina dove in certi punti una carrozzina per neonato deve essere chiusa per poterci passare. Altri gradini e piccole asperità, ma sembra di essere, in questa giornata di sole di febbraio, in un posto di villeggiatura.
Avanti a noi la collina di Scorcola con sotto la via Commerciale. Ma man mano che procedo l’assordante cinguettio degli uccellini lascia posto al rumore delle macchine che salgono la via Commerciale con il pedale premuto a fondo sull’acceleratore. Ivi sbuco e sono poco sotto la via dei Giaggioli che è l’ultima della via Commerciale alla fine dell’ultimo tratto di forte salita e della grande curva a sinistra.
Fine della villeggiatura tra rose, mirti ed eriche.

 

 

 

 

 

 

La mia Trieste, 10 Dicembre 2015