Sale anche anche questa via come altre di Roiano ed anche tanto.
Erta e impegnativa ma non come via dei Moreri. Inizia sul lato destro della chiesa e mostra subito il suo volto di salita che non scherza tanto è vero che dopo poco si incontra, sul muro di destra, un tratto con infisso nella pietra un passamano di ferro, uno di quelli che era frequente vedere nei punti più difficili di certe strade battute dalla bora.
Di questi passamani di ferro ne sopravvivono veramente pochi e quei pochi cercherò di fotografarli tutti, vecchi omaggi alla dea Bora e alla sua potenza.
Proprio all’inizio della via e quindi praticamente nella piazza della chiesa, sulla destra c’è – ma poco visibile per macchine e camioncini posteggiati – l’ingresso della galleria costruita come rifugio antiaereo durante la guerra.
La galleria nominata nei documenti ufficiali come Galleria Roiano/Tibullo, andava (uso l’imperfetto perchè questa è galleria off limits anche per gli addetti ai lavori per pericolo di crolli) verso Scorcola passando sotto le vie Commerciale e Romagna per finire, appunto, in via Tibullo (via a monte della Fabio Severo all’altezza del tribunale). Lunghezza 1140 metri.
La via dal 1905 porta il nome di questa signora inglese. Nome che scomparve durante la seconda guerra sostituito da via Cassala per ricordare la città eritrea cara al regime e solo nel 1946 riassunse il suo originario nome.
Ma chi era Sara Davis?
Figlia di un commerciante londinese da lui ereditò cospicua fortuna e allora, nel più completo anonimato, iniziò a fare beneficenza ricevendo nella sua villa di Scorcola i bisognosi cui dava somme di denaro e si interessava delle loro condizioni.
La morte avvenne nel 1904 e la città non se ne accorse tanto era ignota questa donna. Anche il Piccolo diede in ritardo la notizia della sua morte scusandosi di ciò con i lettori.
Questa generosa signora inglese lasciava nel testamento la villa al Comune con destinazione di pubblica utilità, una ingente somma per la realizzazione di una colonia per bambini indigenti ed infine il denaro per la costruzione del Mercato Coperto in via Carducci.
La villa c’è ancora nella vicinissima via Solitro (che è quella in fondo alla via Udine a destra poco prima della via che sempre a destra scende verso la Stock) ed oggi è ricreatorio comunale intitolato a Guido Brunner. Un busto in bronzo dedicato a Brunner giace polveroso nella soffitta della villa – ahhh che luogo magico sono per me le soffitte – assieme a strumenti musicali della disciolta banda del ricreatorio.
E di Brunner cercherò di parlare da qualche parte non perchè è un caduto – come altri migliaia e migliaia – nel corso della prima guerra ma perchè la sua vicenda è un esempio tangibile di quelle fratture dentro l’anima di Trieste di cui accenno quando parlo del manicomio.
Tornando a Sara Davis. Ella in piccolo cambio alle grandi elargizioni alla città chiese che il Comune provvedesse alla manutenzione della sua tomba.
Nel 1973 il Comune eternamente riconoscente a Sara Davis per le opere di beneficenza ebbe a comunicare al Consolato britannico che non avrebbe più provveduto alla manutenzione della sua tomba nel cimitero anglicano essendo esauriti i … soldini dei suoi lasciti.
Come possiamo chiamare questo gesto? Oggi sono buono e lo chiamo solo … gesto ignobile da burocrati ignoranti della storia della città.