/var/www/lamiatrieste.com/wp-content/themes/lamiatrieste/content.php

Piazza Perugino

Piazza del Perugino, piazza povera, senza storia, senza punti di riferimento.
Un tempo e sicuramente ancora in tutti gli anni ‘50 almeno colorata e vociante perché la mattina v’erano le venderigole con i loro banchi di frutta e verdura, le loro tende multicolori sopra la testa e sopra le tende le fronde degli alberi.
Certo perché la piazza ancora agli inizi anni ‘80 era verde, molto verde per i numerosi e regolari alberi piantati 30 anni prima.
Certo, nella piazza anche tante auto al posto delle bancarelle.
Voglia irresistibile di cambiare, di migliorare, di abbellire. Riqualificazione. Ahh quanti disastri si fanno invocando il tuo nome e riempiendosi la bocca con concetti come in questo caso   “…. ridare un volto umano a piazza Perugino” (1)

Le riqualificazioni sono state più d’una.
Quale il loro scopo? Se quello di creare posteggi e attenuare nella zona questo problema, la creazione di un posteggio sotterraneo ha centrato l’obiettivo.
Se lo scopo era (anche) di avere uno spazio comune per gli abitanti della zona … il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ed anche di chi semplicemente guarda le foto di questo articolo.
Il bel verde degli alberi non c’è più. Sullo spiazzo 20 grandi vasi con dentro degli arbusti e numero 6 panchine metalliche.
Sono rimaste le 4 belle fontanelle di un tempo così utili alle venderigole per se stesse e per la loro merce. Nessun gioco per bambini.
Con il freddo nessuna piazza accoglie bene i suoi clienti, ma piazza Perugino è inospitale persino d’estate per la mancanza di alcun riparo dal sole, né prato a mitigare il calore che sale dal selciato.
Mi viene naturale ripensare ad un’ altra area che sta sopra un posteggio: quella che c’è tra la via Boccaccio e il viale Miramare (di cui articolo in questo sito) . Lì, in via Boccaccio, uno spazio verde e piacevole da vedere e utilizzare. Qui solo un frettoloso lavoro per non chiamare semplicemente tetto la copertura del parcheggio sottostante.

Quando ho fatto queste foto sono salito dalla via Settefontane. Arrivato alla piazza ecco di fronte a me il muro del posteggio che ha comportato di elevare la sede della piazza.
Ma qui c’è una piazza? Bene la si percepisce solo se si transita dalla via Conti verso il viale D’Annunzio.
Le case dei 4 lati della piazza hanno su due di essi dei negozi.
Sulla via Settefontane a salire una gelateria/pasticceria, un piccolo supermercato, una macelleria, una banca e poi l’unica cosa rimasta dai tempi antichi il bar Catina.
Esso risale al 1932 quando la signora Catina lo apre passandolo poi al figlio Alberti che lo tenne fino al 1984 quando ancora passò di mano agli attuali proprietari.
A fianco c’era una sala da ballo cui si accedeva passando dal bar. Ancora oggi entrando sulla parete di sinistra rispetto al bancone è visibile una traccia di arco che a suo tempo era la porta di accesso alla sala da ballo. Nel secondo dopoguerra molto frequentata dagli americani. (2)
Le Cooperative Operaie sul lato della via Conti sono scomparse da tempo. Oggi una grande pescheria.
Salvo per le basse case sul lato della via Settefontane, le altre costruite dall’IACP hanno una loro severità fatta di nessun colore, di molto ordine, di solidi muri di pietra dietro i quali si fatica a immaginare vita. Sorte tra il 1922 e il 1934 avevano giustamente l’obiettivo di “costituire un nuovo tessuto urbano e fornire nuove centralità”. (3)

Qui da sempre il capolinea del 5. Un tempo tram che iniziò le sue corse nel 1925 ( ma non sono certo della esattezza della data) .
Nel 1952 la linea tranviaria fu sostituita da un servizio di filobus che furono in servizio fino al 1972 quando anche la linea 5 divenne bus.
C’è una bellissima foto che si trova in internet che riprende la filovia n 5 in piazza Perugino per il suo primo viaggio alla volta di Roiano.
La trasformazione da tram in filobus comportò anche il rifacimento completo di molte strade compresa la via Conti togliendo la pavimentazione in cubetti di porfido molto adatta per i binari e sostituendoli con normale asfalto.
La grande massa di cubetti fu accatastata nella primavera del 1952 nella piazza e a lungo vi rimase avendo cura di non soffocare gli alberi da poco piantati.

Nota 1
Così titolava il Piccolo del 22 ottobre 1982 parlando della imminente riqualificazione della piazza e dando spazio ad un comitato che chiedeva di “restituire alla piazza la sua dimensione di luogo di incontro fra le persone” .. “ restituire all’uomo il suo giusto posto nella vita di questo spazio”

Nota 2
Sala da ballo – come altre – frequentata dagli americani perché ivi tante ragazze. E lì tante ragazze perché vi andavano gli americani.
E’ cosa nota quanta simpatia nacque tra mule e soldati americani (ma con gli inglesi!) fino ad arrivare a quasi 1300 matrimoni solo a Trieste cui si devono sicuramente aggiungere ancora qualche decina celebrati in America.
Come da antico copione la moglie segue il marito sicché al ritorno dei soldati in patria (1954) tutte queste non più mule, ma ormai giovani signore partirono verso l’America lasciando la loro amata Trieste. Partenze con il sorriso e non con le lacrime – ahimè tante – di chi, in tutti quegli anni, lasciò Trieste in cerca di fortuna in giro per il mondo.
Dai documenti fatti di interviste, reportage, documentari girati in questi anni – prima che questa generazione di donne scomparisse  e scompaia portandosi via le loro storie, ricordi, affetti – emerge una piena condivisione di quella giovanile coraggiosa scelta. Emerge la grande integrazione nella nuova realtà e il grande affetto verso la loro Trieste.
Fra questi documenti voglio ricordare il documentario girato circa una decina di anni fa’ da 2 persone – Chiara Barbo e Andrea Magnani – dal significativo titolo “Le ragazze di Trieste, triestine girls negli Usa”

Nota 3
Paolo Di Biagi  “Novecento e città pubblica. Un itinerario tra stagioni ed esperienze dell’edilizia sociale a Trieste”

 

La mia Trieste, 5 Dicembre 2016