Un posto con meno storia di quello che mi aspettassi. Meno rispetto posti di Trieste molto più anonimi e poco conosciuti e che invece sono densi di fatti importanti per la città. E meno storia anche rispetto la modesta caserma di via Damiano Chiesa sede ora della Scuola di Polizia.
Il fatto che abbia meno storia è compensato più che abbondantemente dalla grandezza e valore dell’area, dalla quantità di soldati e ufficiali che vi sono transitati, dalla quantità di serrati dibattiti e proposte su come, ora, utilizzare palazzine ed area.
Una storia, ma del tutto insignificante e solo personale, quella mia riguardante l’iter pieno di lungaggini per poter avere l’autorizzazione ad entrare e documentare accedendo anche alle palazzine e non solo ai viali e piazzali.
Oggi la caserma non è più del demanio, ma passando di ente in ente è ora gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti (Roma) che ne ha curato nel 2015 la messa in sicurezza e la manutenzione essenziale. Una palazzina è stata alienata nel 2015 al Comune che l’ha presa in carico con grandi, ma solo annunciati, programmi.
La prima impressione è di una antica fierezza e nobiltà, nonostante il passare del tempo e soprattutto le ripetute invasioni di vandali e writers-vandali. Difficile però scalfire veramente un colosso come questa caserma uscita indenne anche dalla seconda guerra mondiale pur essendo obiettivo da colpire.
Difficile cancellare con vernici sguaiate la signorile bellezza dei saloni della palazzina Comando che riportano a cerimonie e a danze degli ufficiali nelle loro impeccabili divise.
Sui destini futuri di questa immensa area, con un perimetro quasi di 2 km, racchiusa dalle vie Rossetti, via dell’Eremo, via Revoltella, via Vidovich e via De Angeli si parla da tempo. Indubbiamente non è facile trovare una soluzione che valorizzi l’area e mantenga anche in essere la stupenda palazzina comando e almeno altri 8 o 10 edifici che hanno una loro considerevole struttura. Nonché il verde rappresentato da molti alberi.
Oggi, estate 2017, il sindaco Di Piazza lavora alla affascinante ipotesi di trasformare quel complesso in un polo scolastico per le scuole superiori ed anche per alcune facoltà universitarie che sono dislocate in giro per la città in posti di (s)fortuna.
Gli aspetti economici sono rilevanti e gli incastri tra alienazioni di attuali edifici scolastici ed acquisti di palazzine dalla Cassa Depositi e Prestiti e loro ristrutturazione si presentano come una sfida più che ardua.
Le forze politiche sembrano concordi, una volta tanto, nel tentare questa sfida che ridarebbe vita ad un oggetto oggi morto e che paziente attende il miracolo di resuscitare.
Sciami di militari al vespero di un tempo una volta suonata la libera uscita.
Sciami di studenti alla mattina di un prossimo domani scanditi dal suono della campanella.
Come un campus perché il posto per campi sportivi, ristorazione e i fondamentali posteggi per motorini ed auto ci sono stante la vastità dell’area
Autunno 2015. La porta principale, quella della via Rossetti, si apre per queste foto. Da qui decine e decine di migliaia (forse centinaia di migliaia) di giovani provenienti da tutte le parti d’Italia qui sono arrivati, ognuno sperduto e impaurito, salvo poi rinfrancarsi mese dopo mese. Questa è stata la “naja” per tanti giovani di cui molti per la prima volta lontano da casa, e che hanno sempre poi ricordato con affetto Trieste e la loro caserma. Quante persone ho conosciuto in giro per l’Italia che sentendo che ero di Trieste “ahh io lì ho fatto il militare, ero nella caserma di via Rossetti, un giorno voglio tornare a Trieste e rivedere quei posti”.
Io che ho vissuto per 26 anni all’inizio di via dell’Eremo ho ben presente la grande quantità di gruppetti di ragazzi verso le 6 del pomeriggio scendere verso il centro. E naturalmente tampinare, ma sempre con molta discrezione, ogni essere di sesso femminile tra i 15 e i 30 anni.
E poi il rientro alle 11 della sera con qualche ritardatario che si faceva la via Rossetti cercando tempi da olimpiadi. E poi la tromba e il silenzio.
La caserma ha vissuto dal 1926 fino al 2008, ben 82 anni. Costruzione iniziata sotto l’Austria nel 1912, poi interrotta per la guerra e poi ripresa dall’amministrazione italiana nel 1920 per terminarla 6 anni dopo.
Il nome esatto della caserma è Caserma Vittorio Emanuele III in onore del Re che nel 1926 venne ad inaugurarla.
La caserma, che è costituita da un complesso di circa una ventina di palazzine, è rimasta integra nonostante fosse stata negli obiettivi del bombardamento su Trieste da parte degli anglo-americani del 10 giugno 1944.
Ad andarci di mezzo per le bombe a lei destinate la grande casa di piazza Foraggi, la chiesa di via Rossetti e per mia grande fortuna solo !! parzialmente una villetta al numero 24 di via dell’Eremo dove infante mi trovavo protetto dai miei genitori (1)
Dapprima sede della Brigata Casale. Poi occupata dagli inglesi e dopo la loro partenza c’è stato il Reggimento di fanteria Sassari e infine sede del Reggimento di fanteria San Giusto. Dal 1992 non più caserma operativa, ma C.A.R (Centro addestramento reclute).
L’ultimo ammainabandiera il tardo pomeriggio del 31 marzo 2008 e l’ultima tromba del silenzio alle 22 dello stesso giorno.
Poi veramente solo il silenzio rotto di quando in qua da sassi lanciati contro le finestre o da bivacchi di vandali.
La struttura.
Dall’esterno non dà l’idea di una grande linearità che invece c’è.
Io nella sequenza delle foto ho seguito il percorso dal basso (via Rossetti) verso l’alto.
Tutti gli edifici principali sono in file parallele divisi da viali.
La prima linea è data dalla palazzina Comando e alla sua destra altra palazzina riservata agli alloggi per ufficiali.
Dietro questa prima linea un viale alberato con 2 lunghe palazzine perfettamente simmetriche adibite a camerate.
Subito dietro su un livello superiore (non dimentichiamo che siamo su una collina e la salita di via dell’Eremo lo conferma) si apre un grande spiazzo rettangolare adibito a marce, esercitazioni, corse, prove di parate.
Sulla destra di questo rettangolo ci sono 3 strutture semiaperte per il ricovero di mezzi militari.
Più su, e dunque affacciantesi sul piazzale, altre 2 lunghe palazzine a forma di leggera U con sul davanti alti alberi quasi un po’ a nasconderle.
L’ultima fila è rappresentata da edifici piccoli o meglio capannoni per cinema, chiesa, officine, poligono di tiro interno, una intera palazzina per infermeria e servizi vari. In questa ultima fila spicca una bella costruzione con una torretta con 4 orologi su ciascun lato.
Il cinema è ancora lì, come si può vedere dalle foto, con le sue file di sedie ed intatto è rimasto anche il pesantissimo proiettore delle pellicole in celluloide. Manca solo il cartellone con il film in programma questa sera…
Ci sono poi piccoli monumenti e per la precisione 3. Ci si potrebbe aspettare di più ed invece sono modesti.
A destra ossia sulla via Vidovich e a sinistra ossia sulla via dell’Eremo 2 porte carraie.
Questa è la struttura della caserma. Lineare e di certo funzionale. Con il Comando sul davanti, gli alloggi per gli ufficiali sui lati, dietro gli alloggi per i soldati, dietro ancora tutti i servizi.
Lo stato di degrado varia da edificio a edificio, ma non mi è parso drammatico (autunno 2015) . Già i militari prima dell’abbandono avevano iniziato alcune ristrutturazioni interne. Le manutenzioni recenti stanno facendo il resto.
Ciò che è stato compromesso sono le pitture del salone principale della palazzina comando. Un salone veramente splendido con i grandi finestroni che danno verso sud.
Mi sono rifiutato di mettere sul sito le foto così come le ho scattate. Ho lavorato ore e ore con photoshop per attenuare lo scempio fatto da quella dannosa categoria di imbecilli che vanno sotto il nome di writers. Ma pavimento, medaglioni in alto delle pareti, lampadario, porte, ecc. tutto è rimasto con la sua patina di antico e una bellezza resistente.
Auguri Caserma di via Rossetti in Trieste. Chissà, luogo di giovani nei tempi passati e si spera ancora di giovani (studenti) in tempi prossimo-futuri.
Nota 1
La villetta ricostruita c’è ancora. Se ci passi davanti per la via dell’Eremo, 24 vedi, ora con difficoltà per gli alberi, che ha una grande veranda. Da quella veranda la mattina del 10 giugno ‘44 mio padre sentì e poi vide i soliti aerei americani che andavano verso nord a colpire i loro obiettivi. Ma quella mattina mio padre vide chiaramente che, arrivati dal mare nella zona del porto, gli aerei lasciavano cadere bombe. Era la prima volta per Trieste.
Di corsa portò mia madre e me in braccio giù sulla stretta scala che dal portoncino della strada portava e porta al livello superiore del giardino e della casa. Insomma l’unico punto dove un po’ si potesse essere protetti tra quelle mura di pietra.
La bomba cadde scoppiando nel giardino sul retro affondando nel terreno molle per la pioggia e così riducendo i suoi terribili effetti.
Un millesimo di secondo di differenza nello sgancio della bomba e questo sito oggi non ci sarebbe.
Così come tante altre cose oggi non ci sono perché i morti quella mattina furono 463.