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via Domenico Rossetti

La sirena dell’ambulanza più e più volte al giorno striscia fino all’incrocio con la via Revoltella e da lì piega verso Cattinara. E se non è l’ambulanza sono macchine e scooter in fila continua.
Importante un tempo per la tranquillità dove costruirsi una villetta che fosse proprio a ridosso del centro città. Ed ora per essere via di grande scorrimento.

Con l’intuito del poeta, Saba ne avvertì già ai suoi tempi la trasformazione che stava subendo la via e che è ben poca cosa se paragonata a quella di oggi.
La trattoria Spofford (proprio di fronte all’ingresso del Sanatorio Triestino) con il suo ormai illeggibile cartello “affittasi” posto sul chiuso cancello di ferro arrugginito e rami a nascondere la scritta, è per me il segno conclusivo di questa trasformazione. Un cantuccio storico che se ne va con il suo giardinetto al termine di un piccolo viottolo in discesa, lungo a sufficienza per essere fuori dallo scorrere del traffico. Un cantuccio caro agli abitanti della zona per la frescura ed affezionati a quel nome strano: “Spofford” .
No, Spofford non era il nome del primo padrone dell’osteria (poi trattoria e poi pizzeria), ma quello di un cavallo di proprietà di un inglese che lì aveva l’abitudine di fermarsi per rifornimento liquidi per entrambi. Birra ad uno e acqua all’altro alla fontanella. (1)

No, forse non Spofford, ma veramente l’ ultimo segno di una trasformazione portata del tutto a compimento, sarà quando, sulla sinistra, ad angolo con la via dei Porta, un condominio andrà a sostituire la severa villa (2) con il suo giardino protetto da un alto muro, ma dal quale con grande generosità trabordano sulle vie ad angolo i rami di un robusto e forse secolare glicine che all’inizio dell’estate non lesina i suoi grappoli di fiori viola perlaceo. A profumare la casa e un tempo anche la via.

Di quella lontana e prima piccola trasformazione della via i versi di Saba sono un quadro che vive. (3)

La via è dedicata dal 1875 a Domenico Rossetti che fece a sue spese aprire su suoi fondi pieni di verde questa strada che partiva dalla Corsia Stadion (via Battisti) per arrivare in un primo tempo fino via dei Porta e solo pochi anni prima dell’inizio del XX° secolo, il Comune decise di prolungare fino a quello che oggi è il piazzale De Gasperi di fronte all’Ippodromo.
La grande quantità di persone che le corse dei cavalli richiamavano aveva reso più che necessaria un’altra strada di collegamento con la città.
I cavalli sono stati importanti per questa via. Al di là dell’aneddoto su Spofford, la via Rossetti aveva sul lato destro una corsia in terra battuta riservata ai cavalli da corsa che, se non vado errando, è esistita fino ai primi anni ‘50.
Essa congiungeva l’Ippodromo con la Cavallerizza, il maneggio che il barone Leo Economo fece costruire nel 1907 nel tratto tra le vie Gambini e dell’Eremo e sul retro delle case di via Piccardi, dotato di una pista interna ovale e tetto in legno. Due teste di cavallo in legno erano l’insegna.
Ha funzionato fino al 1964 per lasciare posto a quelle case di colore rosso, box in basso, sulla destra a salire tra le due vie prima citate.

Ma di Cavallerizze in via Rossetti ce n’erano ben due. Una poco più avanti, sull’altro lato della strada, ad angolo con la via dell’Eremo. In questa seconda però niente cavalli perché era una osteria che prendeva nome dal vicino maneggio.  “Cavallerizza”… Osteria con ampio giardino con vialetti interni in leggera salita delimitati da siepi di bosso, grande campo di bocce. D’estate piena di tavolini e sedie in ferro sotto gli alti alberi.
Al grande giardino che arrivava a confinare con la parte inferiore del parco della villa Modiano (4) , facevano riscontro locali interni molto piccoli sicché l’osteria viveva principalmente d’estate. Il corpo dell’edificio era costituito da una casetta rossa con una torretta proprio sull’angolo della via dell’Eremo (5).

Dirimpetto alla osteria Cavallerizza dove ora trovasi un altro condominio, c’era fino agli anni ‘60, un fondo scoperto adibito a garage per camion anche con rimorchio. Insomma una via Rossetti a doppio senso di marcia e con possibilità anche per i camion di passarci.

Chissà, forse, in questa disamina della via Rossetti un po’ di ordine non starebbe male.
E allora ritorno alla via Battisti dove,  lasciandomi alle spalle il monumento a Domenico Rossetti, imbocco la “sua” via,  caratterizzata all’ inizio da quella rampa dopo il Viale sulla quale chi aveva più gambe piazzava lo scatto vincente per tenere fino al traguardo di solito posto all’inizio della zona alberata. Erano i tempi in cui qualche gara ciclistica di esordienti o allievi entrava in città per i kilometri conclusivi e l’arrivo.

La Ginnastica Triestina con ingresso in via della Ginnastica ha il suo lato lungo sulla via Rossetti. Ora appare con la sua alta facciata in mattoni rossi. Un tempo (ancora anni ‘60) quel lato era un muro di pietre con sopra una bassa recinzione anch’essa in pietra che andava a delimitare il giardino della Ginnastica Triestina usato per saggi, allenamenti e d’estate per il cinema all’aperto. Dove ‘ndemo stasera? A l’Arena dei Fiori? No mejo al Giardin Publico. Ma perché no ‘ndemo ala Ginastica che le sedie xe più comode? Ma no ala Ginnastica che co passa i motorini per la via Rossetti no te senti un figo seco……

L’isolato successivo, ma sull’altro lato vede due case attaccate in stile prettamente liberty, anno 1906. Case per l’alta borghesia triestina, molti i medici del vicino Ospedale Maggiore, grande cura nei particolari come è proprio dello stile liberty.
Interessante soffermarsi – in quell’andare a piedi per vedere Trieste – su questa facciata con mosaici, decorazioni, balconi sagomati, nicchie, ringhiere molto elaborate. Un lavoro accurato dell’arch. Carlo Bonetti, titolare anche dell’impresa edile che costruì le due case dell’isolato.

Attraversando nuovamente la strada poco prima della chiesa ecco il portone in ferro della villa Ferro. Di questa villa e del suo splendore di un tempo resta il giardino sempre molto curato anche se la villa ormai da molto non è più abitata dalla famiglia Ferro trasferitasi a Milano e che da tempo l’ha posta in vendita.
Un posto che in questi anni il cinema e la televisione – sempre più frequentemente a Trieste – hanno utilizzato molto per girare scene di loro film.
La villa comunque in ottime condizioni pare sia stata acquistata da americani. Siamo nell’estate del 2017 e in questi anni di notizie della sua vendita ce ne sono state parecchie.
Prima della famiglia Ferro, la villa è stata della famiglia Stern che l’aveva acquistata dal primo proprietario, il mercante di spugne Edmund Sigmundt. Ma quanto rendeva il mercato delle spugne verso metà dell’800 quando il ricco commerciante – era il 1861 – la commissionò all’arch. Giovanni Berlam?
Nel ‘45 la villa non sfuggì all’attenzione degli inglesi e da loro requisita.

A confine con la villa, la chiesa di via Rossetti. Più precisamente Chiesa Beata Vergine delle Grazie ricostruita nel 1951 dopo essere stata distrutta nel bombardamento del 10 giugno 1944. La chiesa originaria risaliva agli anni ‘30.
La nuova chiesa fu retta da frati francescani fino al termine della loro presenza a Trieste nel 1997.
Tra i primi ad occuparsi della parrocchia, frate Leone che i vecchi del rione ricordano ancora per la sua mole imponente, la sua bontà, i piedi nudi con i soli sandali anche con il ghiaccio e la bora.
(Di questa Chiesa altre foto saranno pubblicate in altro articolo)

E subito dopo villa Engelmann, una delle varie ville triestine (come villa Cosulich, villa Haggiconsta, villa Stavropulos) in cerca di proprietario cui il Comune possa vendere.
Da anni così. Il parco è aperto al pubblico e contrariamente a tanti altri spazi verdi cittadini sempre molto frequentato dagli under 10 e quindi di necessità anche da  nonni, nonne e anche qualche mamma. Tanti i giochi e spazi verdi ben curati. Tra le opportunità anche una pista al coperto per pattinare.
Villa e parco risalgono al 1843,  ma solo nel 1888 la proprietà passa alla famiglia Engelmann dove poi negli anni ‘40 da essa fu donata al Comune.
(Del giardino della villa ci sono altre foto che saranno pubblicate in altro articolo).

E subito dopo una istituzione solida di Trieste, il Sanatorio Triestino. Quante persone ivi nate specie prima dell’affermarsi della natalità del Burlo Garofalo, quante persone con qualche parente ivi deceduto. Ora più luogo di visite specialistiche convenzionate o meno.
Era il 1891 quando sorse in via Navali villa Igea. La necessità di ingrandire portò la clinica nell’attuale sito dove sorgeva la villa del farmacista Zanetti.
E dopo la guerra altro ingrandimento con la costruzione per opera dell’arch. Polli dell’attuale edificio con ampio utilizzo del legno per la facciata. Le recenti ristrutturazioni hanno salvaguardato le caratteristiche dell’edificio molto ampliato sul retro.
(Altre foto del Sanatorio Triestino saranno pubblicate in altro articolo)

Siamo nella zona delle sopravvissute villette. A partire da quella del glicine con di fronte Villa Amica, curata struttura per anziani e poi subito dall’altro lato tante fino all’angolo con la via dell’Eremo. Un po’ interne, con il loro giardino.

Su un angolo passa quasi inosservato l’asilo gestito dalle suore Canossiane (6). Lì sono dal 1954 quando il Comune diede loro quella villa dovendo esse abbandonare la sede posta sul finire della via Settefontane sull’area che stava diventando la Fiera e quindi doveva essere del tutto libera da altri edifici.
E’ l’anno in cui gli anglo-americani lasciano Trieste e la villa occupata dagli inglesi è finalmente libera. A lungo è stata chiamata Villa del Comando proprio per il suo ruolo durante il GMA. (7)
Nel giardino una statua della Madonna posta lì nel 1964 ed opera di uno scultore che si sa essere di Pietrasanta Ligure ma non più il nome.

Proseguendo sulla destra il “nuovo” liceo Francesco Petrarca che, secondo una indagine di anni fa del Corriere della Sera, era tra i 5 più quotati d’Italia.
La sede di via Rossetti, opera degli arch. Guacci e Nordio è stata inaugurata con l’anno scolastico 1964-65 sostituendo quella storica di viale XX Settembre in funzione dal 1924.
Chissà cosa provarono gli studenti tra il ’43 e il ’45  quando salivano le scalinate del liceo in Viale ed al pianterreno c’erano soldati tedeschi che lì avevano messo uno dei tanti loro dislocamenti. E poi non più tedeschi, ma ancora uomini in armi questa volta neozelandesi….
Uno studio della storia dal vivo.
La sede di via Rossetti è la quarta in ordine di tempo con un inizio del liceo nel 1912 in quel palazzo di 3 piani tuttora esistente angolo via Udine via Sant’ Anastasio per poi trasferirsi in via Paolo Veronese dove poi prese sede il Liceo scientifico Oberdan.
La sperimentazione linguistica partita nel 1980 ha portato a un forte incremento degli studenti. Oggi la vecchia scuola elementare ad inizio di via Matteotti, in Largo Sonnino, è sede distaccata del liceo Petrarca.
Tutta l’area del Liceo occupa terreno che era della villa Modiano di cui alla nota 4.
(Altre foto del Liceo Petrarca saranno pubblicate in altro articolo)

Della caserma che ha dai primi anni ‘20 caratterizzato la via Rossetti qui nulla dico essendoci sul sito ampio articolo espressamente dedicato alla caserma Vittorio Emanuele III.

La leggerissima salita che contraddistingue la via termina all’incrocio con la via Revoltella dove sull’angolo il bar La Valletta, sopraelevato rispetto il piano stradale, piccolo giardino coperto.
La fortuna non ha arriso a questo posto, anzi forse le ha proprio voltato apertamente le spalle. Nato con la casa negli anni ‘60 ha visto una grande quantità di gestori, taluni anche intraprendenti, ma il pubblico non si è mai visto. E tra una gestione e l’altra le saracinesche chiuse per mesi. Come ora – estate 2017 – chiuso da un giorno all’altro perché la cattiva sorte questa volta se l’è direttamente presa con la gerente, una ragazza che non aveva ancora compiuto i 30 anni.
Di bar e caffè la via Rossetti è molto parca. Un altro molto piccolo sull’angolo di una casa rientrante di fronte al Petrarca. Qualche soldato illo tempore, qualche studente oggi.

La Fiera Campionaria – così si chiamava. L’ultima edizione – molto in piccolo – nel 2008.
E Trieste era fiera di questa fiera.
Una biglietteria sull’angolo della via Revoltella con la via Rossetti e poi l’altra sul piazzale de Gasperi. Scendendo si costeggia l’area e le mura di alcuni stands.
Prima della sua costruzione l’area era un grande campo sterrato dove approdavano i lunapark mentre nella laterale via Lamarmora un grande campo era destinato ai circhi dove arrivò anche il famoso Buffalo Bill e più volte il popolare e caro ai triestini zirco Zavata.
E dove pensate che andassero i bambini in quegli anni in cui erano ancora del tutto molto tristemente orfani di televisione e cellulari?
Sulla Fiera di Trieste vale la pena spendere qualche parola in più dedicando prossimamente un articolo solamente a questa istituzione.

Gli ippocastani. A loro riserbo la fine di questo articolo. In stretto filare a destra e sinistra caratterizzano il tratto dal Sanatorio Triestino alla fine della via.
Segnano più che la via il passare delle stagioni.
Anche in macchina, veloce, poco prima del Sanatorio appare il tunnel e dal suo colore e dalle sue sfumature sai esattamente in che mese ci troviamo. Di poco puoi sbagliare.
Il chiaro verdino delle gemme che solo inturgidisce i rami per poi essere un verde che più tenue non si può e poi un verde e poi un verde più intenso e un altro più intenso ancora e ancora un verde maturo, ma con dei puntini più chiari tendenti al giallo – i ricci delle castagne, quelli che battono forte sul tetto della macchina quando passi, il marron fa capolino ma questo inganna sul mese perché molto dipende da quanto nell’estate ha piovuto, e poi marron con spazi vuoti perché le prime cadono, e poi le foglie sono a pioggia a stupire quante ne possono cadere e cadere per settimane e settimane, le ultime restano che neppure la bora le stacca, si rompe qualche ramo che rovina sulle macchine in sosta e il gelo e la bora ancora più forte fanno alfine il vuoto. E nuovamente le gemme.

Nota 1
Mio nonno raccontava al bambino che accanto a lui faticava a tenere il passo delle sue lunghe gambe che Spofford il giorno in cui sentì che stava morendo chiese al suo padrone di provare anche lui quel liquido con la testa bianca di cui aveva sentito solo l’odore penetragli nella narici. E tuffata la testa in un gran boccale dove più era la schiuma che non birra se ne andò in pace.

Nota 2

Più che severa appare a me triste. Come se fosse disabitata e l’unico segno di vita era tanti decenni fa’ quel ragazzo sulla carrozzina, la testa giù, portato nelle giornate di buon tempo a prendere aria per la via.

Nota 3

Via del Monte è la via dei santi affetti,
ma la via della gioia e dell’amore
è sempre via Domenico Rossetti.
q
uesta verde contrada suburbana,
che perde dì per dì del suo colore,
che è sempre più città, meno campagna,
serba ancora il fascino dei suoi belli
anni, delle prime ville sperse,
dei suoi radi filari di alberelli.
Chi la passeggia in queste ultime sere
d’estate, quando tutte sono aperte
le finestre, e ciascuna è un belvedere,
dove agucchiando o leggendo si aspetta,
pensa che forse la sua diletta,
rifiorirebbe all’antico piacere
di vivere, di amare, di amare lui solo;
e a più rosea salute il suo figliolo.

Nota 4
La villa Modiano era la grande villa di residenza della famiglia inserita in un parco enorme dove ancora qualche altra piccola casa era in affitto a qualche dipendente della famosa ditta Modiano, produttrice di carte da gioco con magazzino e laboratori nella non lontana via dei Porta tra la via Piccardi e la via Conti.
Un parco molto vario con zone molto selvagge e quasi impenetrabili, una zona del tutto senza alberi con qualche piccola coltivazione fatta dal portiere, una bella piscina e il bunker.
Va tenuto presente che a fianco all’osteria Cavallerizza si apriva l’imbocco di una galleria a ferro di cavallo con l’altro imbocco, sempre sulla via Rossetti a lato della via Mameli. Oggi il condominio al posto dell’osteria e il liceo Petrarca hanno cancellato questa galleria che fungeva da rifugio antiaereo. Nella parte più alta di questa U rovesciata c’era una uscita/entrata, forse per motivi di sicurezza e di certo anche per areazione. Questa entrata/uscita era una costruzione in cemento armato tipo quella che esiste ancora oggi nel rione di san Giacomo, nella piazza Puecher.
Questo vasto parco era delimitato dalla via Rossetti dove c’era un grande ed alto portone in ferro battuto (però scavalcabile, credetemi, lo so per certo), a destra dalla via Mameli, a sinistra dalla via dell’Eremo per arrivare il parco in alto dove queste due vie si intersecano formando una triangolare piazzetta.
Con la creazione della zona “Litorale Adriatico” da parted dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943 il ten. gen Globocnick alle dirette dipendenze di Himmler ne prende il comando. Commissario generale è nominato Friedrich Rainer che si insatalla nella villa e parco Modiano. Con l’arrivo degli anglo-americani il posto diviene residenza degli ufficiali inglesi fino alla loro partenza nel 1954, partenza vista da tutta la popolazione della città come una grande liberazione stante i comportamenti “odiosi” tenuti dagli inglesi – al contrario degli americani – nei confronti dei triestini.

Nota 5
In quella torretta negli anni ‘50 abitò il prof . Frassinelli soprannominato da qualcuno del rione prof. Torricelli per dimorare egli nell’unica stanza di quella torre.

Nota 6
Le suore Canossiane arrivano a Trieste, provenienti da Treviso, nel 1926 prendendo sede in via Petronio, di fronte alla Chiesa San Vincenzo de Paoli, all’ Asilo Speranza. Lì secondo alcune fonti fondarono l’ “Opera di difesa dei minorenni” e secondo altre fonti – a mio avviso meno sicure – furono da quest’Opera chiamate per un lavoro di assistenza.
Due anni dopo e precisamente nell’aprile del 1928 un altro piccolo gruppo composto da 5 suore e 1 novizia arrivò a Trieste prendendo sede in fondo alla via Settefontane, sulla sinistra, in una casa sita sul terreno che poi sarà della Fiera.
Lì portano avanti un lavoro di doposcuola, di catechismo, di scuola materna, di gestione delle colonie dell’ODA  ( Opera diocesana assistenza) ed anche per un certo periodo attività di scuola elementare.
Nel 1937 e per 2 anni un periodo buio, di cui ormai si sono perse notizie delle cause, portò alla chiusura di questa sede per poi riprendere nelle vecchie attività compresa la scuola elementare ed anche dispensa di pasti ai poveri.
A dicembre 1954 l’appena nato Ente Fiera Internazionale chiese di entrare in possesso dello spazio occupato dalle suore e il Comune assegnò come nuova sede la villa “Comando” di via Rossetti angolo via dell’Eremo. Gli inglesi avevano appena lasciato libera la villa  requisita nel 1945 per porvi un loro comando – e da qui il nome di Villa Comando che per molti anni accompagnò il posto.
Nei primi mesi del 1955 iniziano i lavori di ristrutturazione e a maggio già la prima lezione di catechismo in questa nuova sede che tuttora le suore canossiane occupano con attività di scuola materna. Per quasi un decennio (1970 – 1980 circa) vi fu anche attività di scuola elementare. Le suore canossiane furono presenti anche ad Aquilinia con un asilo aperto nell’aprile del 1952 su un fondo donato dalla Raffineria Aquila che provvide anche a buona parte della costruzione. In questa struttura vi fu attività di asilo (arrivando anche a 60 bambini), di doposcuola per i fanciulli e di scuola del lavoro per le bambine.

Nota 7
GMA ossia Governo Militare Alleato 1945 – 1954.

La mia Trieste, 25 Agosto 2017