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Villa Cosulich

Quando la breve Salita di Gretta termina e ci si avvia verso il Faro, sulla sinistra c’è l’ampio cancello della Villa Cosulich poco prima della abitata villa dei Tripcovich.
In qualsiasi stagione, ma specie nei mesi in cui la vegetazione è rigogliosa, è un vero piacere entrarci. O meglio entrare nel parco della villa pieno di ippocastani, cipressi, lecci, pioppi, faggi, tigli, pini ed anche qualche sequoia.
La villa è ora altra cosa.
E’ il ricordo fiero di un antico splendore ormai del tutto cancellato dal tempo e dalle vicende umane fatte, per quanto concerne la villa Cosulich, nel presente da mancanza di soldi e qualche decennio fa da giochi politici e forse anche altro.

E’ così che di questo splendore rifulge ora, specie con il sole al tramonto, solo il mosaico sulla parete anteriore dell’ultimo piano. Un ultimo piano che mostra le chiare tracce di un incendio le cui cause sono facilmente intuibili e che ha dato un ulteriore duro colpo all’edificio pregiudicando anche il tetto. Ed altro incendio vi  era stato anni prima nei piani sottostanti.
E quando una casa ha il tetto compromesso diventa presto irrecuperabile.
Il resto sono rampicanti, erbacce, transenne, spazzatura accumulata attorno ai suoi muri.
L’interno è giustamente inaccessibile ai comuni mortali (ma non ai vandali e … altri) per motivi di sicurezza.
Villa non più villa. E mai più potrà esserlo.
Difficile pensare che possa in qualche modo essere restaurata per qualche destinazione pubblica o privata. La spesa sarebbe veramente enorme.

I nomi a Trieste spesso si rincorrono. In questa caso Burlo Garofalo, Carciotti, Ruthenford, Cosulich.
La villa li ha conosciuti tutti. Cosi come ha conosciuto per breve tempo i nazisti in cerca di una struttura adatta allo scopo e la Risiera lo era molto più.
Il susseguirsi delle famiglie inizia con i Burlo Garofalo che ivi aveva una dimora di campagna che fu ceduta a Demetrio Carciotti agli inizi del ‘900 e dopo pochi anni da lui a sua volta venduta alla famiglia Ruthenford, ricchi commercianti provenienti dalla Scozia e parenti di Sara Davis, la discretissima benefattrice di cui altrove si fa cenno su questo sito.
Sono i Ruthenford che commissionano all’arch.  Francesco Piazza la trasformazione di quella dimora di campagna in una villa.
In molti vecchi documenti questa villa è chiamata appunto “Villa Ruthenford “.
Siamo nel 1906, anno più, anno meno.

Nel 1920, Demetrio Cosulich, reduce dall’Argentina, l’acquista. Robert Ruthenford è morto ed i figli non sono interessati a questa casa così grande.
In tanti documenti dell’epoca la villa è ora chiamata “Villa Argentina”.
I Cosulich sono armatori che hanno iniziato ad occuparsi di navi ancora nel 1700. E’ una vera dinastia di armatori che arriva in forme diverse fino ai giorni nostri.
A fine anni ‘70 l’ospedale Burlo Garofalo acquista la villa salvo poi cederla nel 1997 al Comune.
Ed al Comune è rimasta.

Ma questi passaggi non sono sola cronaca di nomi e date, ma anche, a ben guardare, fonte preziosa e unica per capire di chi è la responsabilità di un bene cittadino buttato alle erbacce, fonte solo di grattacapi per gli amministratori e peso per la città.
Mi ero stupito che il Burlo a fine anni ‘70 avesse comperato la Villa e che dopo 20 anni l’avesse rivenduta. Cosa c’era sotto?
Una speculazione del Burlo che aveva fatto un investimento immobiliare?
No.

L’intento era ben più nobile. Dalle carte risulta che il progetto del Burlo era di rimettere a posto l’edificio e di destinare i piani superiori al ricovero di persone portatrici di handicap sia gravi che meno gravi.
Per i primi il ricovero sarebbe stato definitivo e per i secondi temporaneo in attesa di opportuna ricollocazione.
Al piano terra era previsto un centro di medicina preventiva.
Per il parco il Burlo era disponibile a rendere buona parte di esso come zona pubblica a beneficio di tutti specie dei residenti nella zona.
Difficile pensare a qualcosa di meglio.
Dunque un ente che non fa progetti da fantascienza (vedi quelli di alcuni anni fa per il Silos),  ma che compera con i suoi soldi un bene e poi progetta qualcosa di concreto.
La Commissione Edilizia per ben 2 volte boccia il progetto.
La motivazione è che la variante 25 del Piano Regolatore prevede per quell’area un uso di “unità sanitarie zonali” ed il progetto del Burlo non aveva queste caratteristiche.

A Bisanzio i bizantini non hanno mai raggiunto questi livelli di assurdità burocratica.
Talvolta il tram passa ed è l’ultimo. Ultimo non solo perché è mezzanotte, ma perché anche i binari alla mattina non ci saranno più. Rimetterli? Certo che si può, ma il costo? Appunto ciò che si dice per rimettere a posto questo edificio. Il costo che ora è proibitivo.
E allora quell’ultimo tram pesa su chi ha la responsabilità di averlo fatto andare via, a quell’ultima fermata dell’ultima corsa, vuoto.
Le foto di questo articolo sono state fatte nel 2014 e altro degrado ora si è aggiunto al degrado.

Notizie confuse, ma che comunque danno il segno di movimenti sotterranei appaiono su vari numeri del Piccolo del 2010 che riportava le proteste e raccolte firme degli abitanti della zona per un ventilato progetto di edificazione di abitazioni residenziali nel parco.
Dico “confuse” – per non dire poco credibili – perché è dal novembre 2008 che la Sopraintendenza alle Belle Arti ha posto il vincolo su villa e parco.
Come sarebbe possibile realizzare un progetto simile?
La Sopraintendenza ha smentito su mia domanda l’esistenza di questo progetto di edilizia residenziale del tutto incompatibile con il vincolo.
Misteri.

Una ipotesi – ma è pura ipotesi – è che il Piccolo abbia raccolto voci rimesse in giro, ma nate anni prima. Ossia nel periodo tra la bocciatura del progetto e l’apposizione del vincolo.
Se così fosse non solo di bizantinismo si tratterebbe …

Ma una cosa è assolutamente certa ed è quella che, bocciato da parte del Comune il progetto del Burlo, il destino della Villa è rimasto segnato per sempre.
Questa è la realtà salvo smentite.

Ora ciclicamente la politica – indifferente il colore – assicura che il Comune è intenzionato seriamente a recuperare questo bene cosi come le altre “perle” – così vengono definite dal giornale locale e dagli amministratori questa villa e le ville Hagginconsta, Stavropulos, Engelmann – ma i soldi non ci sono.
Vedremo, studieremo” (1)

Certo, tutto molto difficile, ma l’impressione che si tratti di questioni poco approfondite è forte. Come spiegare altrimenti che tra le ville da recuperare si parli della Engelmann che è villa che non esiste da più di 70 anni perché totalmente distrutta da una bomba?  E la si confonda con un edificio che era una pertinenza della villa ed usato probabilmente come magazzino così come la forma del tetto chiaramente dimostra.
E poi tenere sempre insieme queste realtà cosi diverse nuoce alla chiarezza dalla quale forse qualche idea può nascere. Così come buona idea è nata per la caserma di via Rossetti o l’area della Fiera.
Anche l’Agenzia del Demanio si occupa della Villa Cosulich avendola inserita nelle offerte al pubblico.

Le opinioni che si sentono verso il destino dell’edificio sono varie e mi appaiono puri esercizi di retorica. Restaurare a spese del Comune e adibire la villa a museo o similare. Oppure forzare la strada della vendita a qualche privato invogliandolo concretamente ad acquistarla. Oppure buttarla giù.
Opinioni.

Il parco per fortuna vive una vita autonoma
Nel 2000 una parte del parco (quella a sinistra entrando) è stato trasformato in parco giochi e viene abitualmente frequentato da persone della zona.
Anche la manutenzione degli alberi viene fatta regolarmente.

 

Qualche giorno fa sono ritornato nel posto che sto descrivendo. Come ho scritto in altre parti del sito, è mia abitudine dare una ultima occhiata prima di pubblicare un articolo. Chissà, magari un particolare mi è sfuggito.
No, questa volta è tutto come l’ultima volta ed era estate. Ora è gennaio, freddo, buio molto presto ed io sono entrato dopo le 16. Dunque poca luce sotto quegli alti alberi pur in una giornata di sole.
Bello trovarsi immersi in quel silenzio dove tutto è fermo e il tempo mostra così forte il suo naturale passare e non lasciare scampo né alle cose né agli umani. Riflessioni girovagando mentre la luce è sempre meno, ma tutto ancora bene si distingue.
Anche i rumori mentre mi sto allontanando lentamente dall’edificio passando tra gli alberi e non usando lo stradino.
Anche i rumori. E cosa è quel frusciare? Forse un merlo in cerca di vermi, forse un gatto tra le foglie secche. Ma il frusciare viene da più in là, sì pare proprio dalla villa.
Attorno a me nessuno. Il rumore si fa più forte e anche il battito del mio cuore si fa più forte. Inevitabile.
Non vorrei e me ne vergogno, ma le mie gambe si dirigono con calma, ma decise, verso il soprastante portone di uscita.
Il rumore ormai è certo e non può essere immaginazione. Dalle finestre senza imposte vedo – questa volta sì con la fantasia – draghi uscirne e belve feroci.
Senza volgere le terga al nemico – ormai siamo in guerra, io e quell’edificio che mi sta cacciando – salgo ed ecco che il rumore del frusciare si fa vedere con figure di uomini, almeno una decina, che escono in fila indiana da qualche nascosto pertugio dell’edificio e della sua recinzione e li vedo stagliati, uno ad uno contro il tenue chiarore  del cielo verso il mare. In fila indiana compaiono da una parte e scompaiono poco più in là. Una fila indiana come in certi quadri del pittore Nicola Magrin dove file di uomini su crinali di montagne o  di monaci  buddisti pur  in una fuga composta sugli altipiani del Tibet  danno un senso di grande pace e tranquillità. Non qui.
Non qui in questo comparire  scomparire dai tanti perché senza risposte e dai contorni oscuri che travalicano i confini di questo posto e bui non certo per la luce del sole che ormai volge al termine.
Qualcosa che appare irrisolvibile come irrisolvibile appare il problema della villa.

Sono ora sulla strada  con le macchine che passano…. alcun piacere chè tutto è fuggito e forte è il disagio….

Nota 1
Per carità di patria ometto i nomi di assessori o consiglieri. Comunque per par condicio di vari colori.
E per non annoiare nessuno metto solo tre citazioni:

È una struttura di grande pregio, con un apparato decorativo significativo,  ma il vero problema qui è individuare una destinazione d’uso. Il restauro sarà importante in termini di costo e non è facile scovare un privato interessato. Nel corso degli anni sono uscite tante idee, ma quel che ha ostacolato qualsiasi approfondimento è la mancanza di finanziamenti”

Sono beni diversi tra loro, tutti di pregio più o meno elevato, accomunati dallo stesso problema: quando c’erano i soldi per dare loro uno scopo, si scelsero altre priorità. Ora le risorse sono sufficienti appena a salvaguardarli”

Purtroppo, a causa dei costi notevoli, la ristrutturazione di queste ville storiche ad opera del Comune risulta attualmente impossibile da realizzare e anche gli interventi di manutenzione ordinaria sono volti a garantire la sola salvaguardia strutturale”

La mia Trieste, 15 Gennaio 2018