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Chiesa di Muggia Vecchia (Santa Maria Assunta)

La chiesa come luogo di culto di una comunità. Quindi chiesa inserita in un abitato. Ma di che tipo e in che arco temporale il colle di Muggia Vecchia fu abitato? E come mai le case sono sparite e la chiesa è rimasta?
Anche di questo, qui solo un breve cenno sintetico.

Oggi la chiesa si trova inserita in quello che viene chiamato “Parco archeologico” .
Esso si apre a destra e sinistra una volta superata la porta Odorico (quella che dal centro di Muggia porta al colle, salita di Muggia Vecchia) e che era la porta principale con la strada che dal colle portava al mare.
A sinistra, partendo dalla casa parrocchiale si arriva in una cinquantina di metri alla porta Santa Margherita che delimita il lato meridionale del Parco verso l’Istria. Porta secondaria che si apriva sui terreni coltivati e che presto è sparita forse inglobata nelle costruzioni delle case
All’opposto, verso nord, il belvedere che dà sul mare con la splendida visione di Trieste e delle prealpi.
Verso ovest il parco termina con la porta Santa Caterina verso l’abitato di Chiampore. La porta non esiste più perchè demolita per far posto alla strada asfaltata.

Tutto questo terreno è di proprietà della Parrocchia di Muggia Vecchia che ne cura anche la manutenzione e pulizia aiutata dall’Associazione Amici di Muggia Vecchia (17).
Precisi accordi sono intercorsi anni fa con il Comune di Muggia per le rispettive competenze dei lavori specie con riferimento alla strada, al parcheggio, al capolinea bus, all’illuminazione ecc.
Il Parco archeologico di Muggia Vecchia – chiesa compresa – è anche sotto la tutela della Sopraintendenza alle Belle Arti che ha curato e diretto gli scavi visibili in 3 zone.
Una sulla destra appena entrati dalla porta Odorico con i resti di una casa molto grande.
Altra oltrepassando in direzione sud la casa parrocchiale dove sono stati portati alla luce “resti dell’accesso meridionale del borgo; resti dei terrazzamenti del castelliere protostorico; resti di terrazzamenti di epoca romana” (18)
Ed infine altra zona percorrendo verso sud il viottolo dietro la casa parrocchiale dove sono visibili “resti architettonici di almeno 7 case disposte ai lati di una strada interna del borgo” (18)

Ulteriori scavi darebbero ulteriori frutti. Se infatti si prosegue dall’ultima di queste zone citate oltrepassando la passerella ed inoltrandosi attraverso un viottolo nella boscaglia si possono notare tra i cespugli sequenze di grosse pietre allineate che lasciano presupporre altre costruzioni.

Dunque la vita del colle parte da lontano con insediamenti ben prima del cristianesimo. Colle sul quale c’era un castelliere (19) così come a centinaia si contano nella zona carsica, Istria compresa. E vicino a Muggia Vecchia quello molto importante di Elleri (20) che ha fornito molto materiale oggi esposto nel Museo Archeologico di Muggia, mentre veramente poco è stato trovato sul colle di Muggia Vecchia riferito al castelliere.
Per esserci esso c’era così come documentato dai resti di terrazzamenti di cui si è detto qualche riga sopra e con ritrovamento di ceramiche che si fanno risalire intorno all’VIII secolo a. C.
Castelliere con ogni probabilità inferiore come importanza agli altri castellieri vicini come appunto Elleri, Stramare, Montedoro.

Il colle fu certamente abitato anche in periodo romano, ma anche qui non è semplice capire la natura (militare o civile) di questo insediamento a causa della eterogeneità dei reperti trovati: un orologio solare, una moneta di bronzo degli inizi I secolo a. C. , un capitello, alcune anfore, un’urna cineraria e poi quella grande ara funeraria che oggi vediamo fungere da altare nell’abside della navata di sinistra della chiesa. Ma nell’ambito di tante tesi c’è chi sostiene che essa provenga da Trieste e non dal territorio di Muggia Vecchia

La presenza abitativa è invece bene documentata, per il periodo del medio evo, dagli scavi di cui si è detto, ma anche da un documento che porta una data precisa – l’anno 931 – redatto a Verona nel quale i re d’Italia Ugo e suo figlio Lotario II di Provenza concedono al Patriarca di Aquileia, Orso II e ai suoi successori “Castellum nomine Mugla, adiacens supra littus oceani maris in comitatu istriense”
Il testo appare chiaro in questo latino maccheronico e non necessita di traduzione. Si parla dunque di Mugla e lo si definisce castellum ossia villaggio fortificato.
Ed è logico presumere che se 2 re donano con formale atto a un patriarca importante come era a quel tempo quello di Aquileia un qualcosa esso non doveva essere di poco conto bensì una realtà efficiente ed importante. Tale dunque era Muggia Vecchia prima dell’anno 1000.

Interessante però anche un documento di pochi anni posteriore alla donazione. E’ il trattato di pace redatto a Venezia tra il doge Candiano e il marchese Vintero che comandava le cittadine istriane. A questo incontro per il trattato di pace vengono inviati anche 2 rappresentanti, tale Giuliano de Mugla e tale Domenico de castrum Muglae.

Dunque nel X secolo abbiamo con assoluta certezza nella zona sia Mugla (Muggia) sia castrum Muglae (l’abitato di Muggia Vecchia)
Da quel periodo l’abitato di Muggia Vecchia cessa di essere l’unico della zona con il sorgere del nuovo borgo – borgo Lauro – lungo il mare. E’ da presumere che pian piano pastori e contadini siano scesi e si siano trasformati in pescatori o uomini di saline. Si può fantasticare che siano stati i giovani a voler migrare ed i vecchi invece attaccati al loro antico villaggio.

Ad accelerare la fine di Muggia Vecchia v’è un evento traumatico: nel 1353 il villaggio viene assalito e distrutto.
Si salva la sola chiesa.
Chi gli assalitori?
Le ipotesi sono 2, o i genovesi oppure i triestini.
La prima ipotesi poggia sul fatto che Muggia era nel 1300 ormai legata a Venezia – la perenne rivale di Genova – avendo promesso, ad inizi del 1200, obbedienza al doge Dandolo che, di passaggio (?) per andare alla seconda crociata in terra santa, si era fermato sia a Muggia sia a Trieste.
Più recente e subito molto accreditata la seconda ipotesi che siano stati i triestini, in lotta con Muggia per le saline, gli autori della distruzione. Tesi che si basa sul fatto che in quegli anni Muggia era sotto la protezione del patriarca di Aquileia e Genova era in buoni rapporti con Aquileia

Ma qui non è posto per analisi storiche certamente complesse vista la scarsità di documenti.
Brevi cenni di storia utili in ogni caso per comprendere come pian piano dal X secolo è iniziata l’ascesa di Muggia e la discesa di Muggia Vecchia con un lento esodo dei suoi abitanti in cerca di maggior fortuna, esodo accelerato dagli eventi bellici del 1353.

E’ abbastanza certo che dopo la distruzione qualcosa sia stato ricostruito e l’abitato abbia continuato una sua piccola vita per circa 100 anni.
Le poche o forse uniche tombe sul colle sono state trovate sotto il sagrato della chiesa e si fanno risalire proprio alla seconda parte del 1300 o addirittura 1400. Segno dunque di una presenza di abitanti dopo la distruzione
E poi ?

E poi la sola chiesa è sopravvissuta per arrivare ai giorni nostri ed è legittimo chiedersi come mai.
Qui può venire in aiuto una delle pitture. Quella sul retro del primo pilastro di destra con il grande affresco di San Cristoforo che è da tutti ritenuto posteriore (al 1400) a tutti gli altri affreschi.
Dopo la distruzione del villaggio e la sua progressiva fine in periodo successivo, la Chiesa rimasta sola e priva dei fedeli del territorio, ha iniziato una sua nuova vita con una nuova funzione: la sua natura trasformata in un luogo di pellegrinaggio.
E San Cristoforo è per l’appunto il Santo protettore dei pellegrini e chi l’ha dipinto ha voluto evidenziare, dopo la fine del villaggio questa nuova missione della chiesa dedicata a Santa Maria Assunta.

Nota 17
L’ Associazione Amici Muggia Vecchia è nata formalmente nel 2015 sulla base di un preesistente gruppo di persone. E’ formata da credenti e non credenti che, operando in sinergia con la Parrocchia di Muggia Vecchia, perseguono lo scopo della tutela e della valorizzazione della Basilica e del sito circostante, dal punto di vista religioso, storico, archeologico, culturale, ambientale, paesaggistico, turistico e sociale.
http://parcodimuggiavecchia.it/it

Nota 18
Dalla pubblicazione citata alla nota 16

Nota 19
E’ un abitato dell’età dei metalli protetto da cinte murarie di difesa larghe circa dai 3 fino ai 6 o 7 metri costruite con pietre incastrate a secco. Di solito lontano dalle rive del mare e talvolta a difesa di vie di comunicazione.
Iniziano verso la fine dell’età del bronzo, età che è collocata tra 2300 – 1000 e si sviluppano con l’età del ferro per poi sparire nella nostra zona verso il 400 a.C. Molti di questi posti però, proprio perché messi in posizione strategiche, hanno avuto continuità in epoca romana come, pare, sia il caso di Elleri.
Si parla di grandezze dai 200 ai 1000 metri di diametro.
Castelliere viene generalmente ritenuto un villaggio fortificato e non una città fortificata.
Esso si compone di mura, una porta, strade interne, ripiani (stante il terreno collinare), case.
Lo studioso P. Kandler più e più volte citato in questo sito aveva confuso i castellieri con i castri romani non avendone riconosciuta la loro vera epoca risalente alla preistoria. E Carlo Marchesetti che ebbe la pazienza di individuare ben 150 castellieri annotandone le caratteristiche attribuisce allo studioso T Luciani il merito di essere stato il primo a riconoscere la natura preistorica dei castellieri.
In tal senso vedasi nota 110 del Carteggio Kandler – Luciani a cura di G. Radossi

Nota 20
I resti del castelliere di Elleri hanno avuto anni fa una sommaria sistemazione. Ci si arriva percorrendo la strada che da Trieste porta a Muggia e prima di entrare a Muggia si prende la salita per il cimitero di Santa Barbara e si continua a salire. Elleri è sul confine con la Slovenia

POTSFAZIONE

A fine del 2017 è iniziato nella chiesa un restauro degli affreschi affidato ad una ditta specializzata con personale qualificato. Ciò che è perso ormai è perso, ma importante è evitare ulteriori danni del tempo e della umidità. A ciò si aggiunge anche un difficile compito di ricreare del colore nei punti dove esso è mancante nonchè dare una migliore resa visibile.
Il lavoro è stato voluto dal parroco Don Andrea che ha trovato i fondi con un bando della Regione e ha – di concerto con la Sopraintendenza e con l’aiuto del prof. G. Cuscito – preparato il piano di intervento. Un Piano che con i fondi della Regione prevede il lavoro sulle pitture e con altri fondi reperiti ed anche in corso di reperimento prevede di ripristinare il vecchio altare ligneo e trovare una collocazione per quello ancor più antico in pietra, di restaurare la porta laterale molto deteriorata dal tempo, restaurare i banchi per i fedeli, restaurare e dare valore ai quadri del ‘700 della via Crucis, di sostituire e riposizionare il confessionale, riposizionare la fonte battesimale. E sicuramente anche altro.
Un impegnativo programma seguito passo passo da un parroco dinamico, ma soprattutto pieno di entusiasmo e di amore per la sua chiesa.

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La mia Trieste, 8 Marzo 2018