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La Riviera di Barcola

Qualcosa di più piccola portata, ma realizzabile nel breve è emersa con una proposta – gennaio 2019 – di una maxi terrazza che inglobi quella già esistente al bivio di Miramare. Anche questa di certo utile. (13)
In realtà tutto il tratto di mare tra il bivio ed il bagno Sticco è caratterizzato da piccole terrazze nonchè dalla struttura non particolarmente funzionale presente davanti all’Ostello. Dunque una concreta possibilità di una lunga terrazza in grado di aumentare lo spazio balneare.
Va da sé che l’utilizzo sarebbe solo per chi arriva con il bus 36 stante l’impossibilità di parcheggio in questi posti.
La bellissima zona che inizia dove ora è situata la sbarra e fin davanti le ex stalle arciducali è stata sempre ambita spiaggia sia per la sua bellezza, sia per la tranquillità nonché bellissima acqua. Dall’agosto del 1981 non è più disponibile per ordinanza della Capitaneria di Porto né per bagni e neppure per prendere un po’ di sole invernale al riparo della bora dietro i grandi massi.

A suo tempo anche la pineta fece discutere. (14)
L’interramento di quella zona di mare che è divenuta area di posteggio e a seguire la pineta fu voluto dalla amministrazione del GMA (Governo Militare Alleato) ed in particolare dagli americani che costruirono – siamo verso l’anno 1950 – anche il grande edificio rosso chiamato “albergo degli americani “ di fronte l’ex fermata del tram 6.

Il Comune di Trieste nel 1958, fece piantare i primi alberi creando le premesse, con il crescere degli alberi, di quella che si chiama la pineta di Barcola e che oggi è parte importante dello “stabilimento” balneare della riviera Barcola – Miramare.
Sono ben 850 pini (15) classificati e tenuti sotto controllo dal Comune con verifiche periodiche, mentre sul lato strada il filare è di lecci.
Questa commistione di lecci e pini prosegue sul grande marciapiede fino al bivio con la stessa dinamica dei lecci sul lato strada. Essi arrivano fino al porticciolo Cedas e poi sono sostituiti fino al bivio dalle tamerici e sempre con i pini alla loro sinistra verso il mare.
Gli oleandri sotto che dividono dalla strada. Vita difficile la loro, ma più che la bora – salvo vi siano gelate per più giorni – essi temono le libecciate che trasportando pulviscolo salino bruciano le foglie. Il Comune provvede a tagliare le punte bruciate e le potature riguardano anche la parte che dà sulla strada per consentire un minimo spazio al marciapiede.
E’ mia idea che d’estate amerebbero un po’ di sole in più, ma lecci e tamerici e pini sono ombrello sopra la loro testa e ben visibile è come esse aduggino (16) quanto più sono in prossimità di un tronco e dunque di ombra.

Nella pineta vari giochi per bambini, 3 chioschi bibite, una zona chiamata “zona fitness” inaugurata nell’ autunno 2019, ma molto piccola e adatta perlopiù alla callistenia (ma nelle palestre di fitness si usa il derivato in inglese di calisthenics)  (17), una piccola zona pallacanestro con 1 solo canestro, una fontana, una statua lì vicino e poi tutto ciò che, con la bella stagione, s’anima e la domenica brulica.

Il piazzale della fontana come punto di mezzo della pineta, isola che immette luce sotto gli alberi attorno, zampillante d’estate e poi d’inverno pista per bambini cui non pare vero di calarsi dentro a giocare in quell’asciutto catino circolare.
Si trova ovunque scritto che essa fu dono di un benefattore polesano, tale Romeo Tannino, ma nella realtà il lascito fu di sole 749.000 lire. Il resto fu messo dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e le opere a cura del Comune. Essa zampilla dall’estate 1963. (18)

Sul limitare del piazzale, verso il mare, la bella statua in bronzo della Nuotatrice Ondina decisamente nascosta e quasi mimetizzata tra gli arbusti sicché è difficile notarla. A farla è stato lo scultore Ugo Carà e fu dono a fine anni ‘80 del Panathlon Club di Trieste. (19)
Del tutto invisibile per la sua posizione, per essere coperta dalle piante, per il pessimo stato di conservazione, la targa commemorativa di chi ha offerto la statua e di chi ne è lo scultore.(20)
A qualche centinaio di metri altra statua. E’ “La Mula de Trieste”, opera di Nino Spagnoli (21), scoperta con breve cerimonia  (come si usa dire) alla presenza delle autorità comunali nel 2005. L’iniziativa di una statua che potesse rappresentare lo spirito del posto risale a parecchi anni prima ed è merito della Società Canottieri Adria. Essa infatti in una lettera al Sindaco aveva suggerito il nome dello scultore Nino Spagnoli – cui in quegli anni erano state commissionate le 3 statue cittadine di Saba, Svevo e Joyce – per una statua da “collocarsi in un sito prospiciente il mare del nostro golfo”.

Essa è posta nell’insenatura alla fine della pineta ed ha una sua grazia discreta sicchè pare davvero incredibile come quest’opera possa aver dato adito a polemiche per la sua seminudità. (22)
Anch’essa, come la Nuotatrice Ondina, (23),  ma per altri motivi e in altra forma, un po’ sfugge all’occhio di chi passa. Certo, la si vede bene anche transitando sulla soprastante riva, ma lei non si lascia catturare nelle sue forme, né nell’espressione del suo viso perché la si vede controluce e dietro a lei il baluginare del mare e il sole, quando c’è. E così i particolari di quella statua sfuggono. Come se quelle assurde polemiche l’avessero indotta ad un soverchio pudore.

Da quell’insenatura il colpo d’occhio che cattura la sinuosa riga che arriva fino a Miramare e a metà di essa il naso sporgente del porticciolo Cedas che si confonde poi con la riva che da esso, con leggera curva, punta verso il Castello.

50 o 60 barche e non di più stanno in questo porticciolo che sicuramente fu approdo romano e poi nei secoli porticciolo di pescatori.

Biagio Marin in una sua passeggiata estiva, verso il tramonto, sulla riviera così lo descrive: ”Il porticciolo del Cedas è ora una cava d’oro in cui splendono, gemme rosse e turchine e gialle, le barche. (24)

(continua  a pag 3)

Nota 13
L’idea è del consigliere comunale Babuber ( FI). Essa ha trovato subito molti consensi. Nell’agosto di questo 2019 l’assessore al turismo Giorgio Rossi ha ripreso l’idea dicendo però qualcosa in più. “Affideremo ad un architetto il compito di fare uno studio di fattibilità di tutto il lungomare e un progetto esecutivo per sistemare le terrazze”.
Da queste parole si dedurrebbe dunque anche una ripresa delle idee per la sistemazione di tutto il lungomare ossia dell’avanzamento della linea di costa.

Nota 14
Molte voci autorevoli contrarie. Quella di Gillo Dorfles, di Gianni Bartoli, dell’arch Rogers, di Bruno Pincherle. Di quest’ultimo, nella silloge a cura di Monica Rebeschini “La Trieste di Pincherle” v’è ampia traccia delle varie argomentazioni a sfavore di quest’opera.

Nota 15
850 sono troppi? Ad inizi anni ‘80 emerse il timore che la densità fosse troppo elevata. Il Piccolo 5 settembre 1981 titolava “Si uccidono a vicenda gli alberi di Barcola”.
Il Comune elaborò 2 piani per lo sfoltimento. Uno con un lavoro appaltato a ditta esterna per togliere gli alberi in eccesso e ripiantarli altrove. Una seconda ipotesi, quella di un semplice taglio fatto con dipendenti del Comune.
E’ mia opinione – visto che la distanza tra tronchi in certi punti non supera i 3 metri – che poi non si fece nulla essendo forse prevalsa l’idea che gli alberi si erano ormai adattati a quella convivenza.
Negli anni, come è ovvio, alcuni si sono ammalati e sono stati tagliati, così come tagliati altri per fare spazio alle strutture ricreative nel frattempo sorte.

Nota 16
Stante l’uso molto raro di questo bellissimo verbo trascrivo qui il significato. Aduggiare: Coprire d’ombra; danneggiare con l’ombra piante, seminati, ecc.

Nota 17
Callistenia termine poco noto. E’ la ginnastica fatta con il supporto di strutture come sbarre, parallele, anelli cui aggrapparsi con eventualmente l’aggiunta di pesi , usati come sovraccarico al proprio peso corporeo.

Nota 18
Varie sono state nel tempo le riparazioni più o meno importanti dovute perlopiù a deterioramenti invernali.  Non per il freddo, ma per l’uso di pista che viene fatto da bambini più o meno grandi.
Nel 2004 è stato messo un nuovo rivestimento in mosaico vetroso tendente all’azzurro ed è stato rifatto un nuovo sistema di pompaggio e di ricircolo dell’acqua.

Nota 19
Il Panathlon Club è una associazione con finalità etiche e culturali che si propone di approfondire, divulgare e difendere i valori dello sport inteso quale strumento di formazione della persona e veicolo di solidarietà tra uomini e popoli. Opera in modo particolare nel campo dello sport per persone disabili.

Nota 20
Prima che le lettere della targa diventino ancor più poco leggibili qui il testo (si potrebbe dire … a futura memoria):
“Il Panathlon Club di Trieste
in occasione della
32° Assemblea Mondiale dei Presidenti
offre
alla Città di Trieste
quest’opera di Ugo Carà
12 maggio 1986”.

Nota 21
“… La Società Triestina Canottieri Adria in persona del proprio Presidente Gregovich propone attraverso codesta propria missiva la candidatura del Maestro Spagnoli al ricevimento del Sigillo Trecentesco del Comune di Trieste ….”.
La lettera della società Adria (ahimè senza data) è occasione per sollecitare il Comune in merito alla pratica relativa all’acquisto della statua della Mula di Trieste che stava procedendo con molta lentezza per motivi economici

Nota 22
Siamo nel 2001 e il consigliere di An Porro esprime tramite il Piccolo le sue perplessità non sull’artista, ma sulla opportunità di “una collocazione sulle scogliere della spiaggia pubblica di una raffigurazione femminile che espone il fondo schiena nudo al pubblico”
Pur egli mostrandosi consapevole – ci mancherebbe altro – che anche grandi opere del passato rappresentano il corpo nudo, esprime timore di scherzi cui la statua andrebbe incontro: “Purtroppo non ci vuole grande immaginazione per fare previsione sul tipo di dileggio che tale opera potrà subire così esposto”.
“Qualche paura l’avrei per il ‘sedere’ così evidentemente epicentro della parte posteriore della statua”.
Ed infine: “dalle prime ‘ciacole’ con amiche, non molte ragazze triestine si identificano in quello che appare di quello studio nelle foto”.
Dunque una vera censura camuffata da riguardi verso l’artista: “Credo che nessun artista desidera vedere la sua opera nel ridicolo”.
E nella lettera si legge ancora come se … quella … parte, ossia il culo, fosse una vera ossessione per il nostro consigliere: “….un sedere così evidentemente epicentro della parte posteriore della statua.”
Ahh l’epicentro …
Nel marzo 2005 nell’imminenza del posizionamento della statua le critiche del consigliere Porro e di una collega di partito si fanno ancor più stringenti.
Ma la storia ha dato loro ampiamente torto.
Ahhh magari altra statua in Trieste, vestita di tutto punto – quella di Saba – potesse dire di avere una vita così tranquilla come la Mula de Trieste. La statua dell’ amato Saba depredato del bastone e della pipa una infinità di volte.

Nota 23
La statua dell’Ondina precede quella della Mula de Trieste di oltre 20 anni. Per fortuna il consigliere Porro ha portato avanti la sua polemica avendo veduto solo i disegni e bozze della Mula de Trieste, ma senza mai recarsi in quei posti. Altrimenti avrebbe visto che la statua dell’Ondina nei pressi della fontana è quella di una ragazza del tutto nuda e perdipiù con natiche molto rotonde e in evidenza.

Nota 24
“Strade e rive di Trieste”, Biagio Marin, Ed. All’ Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1967

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La mia Trieste, 31 Dicembre 2019