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La Riviera di Barcola

Si chiamava bagno Cedas quello che sorgeva nel tratto di costa alla fine della pineta.
Da metà anni ‘20 a metà anni ‘60 con la peculiarità della divisione tra uomini e donne che ora è vezzo del solo Pedocin.
Rammento questo bagno con il muro di color azzurrino che lo divideva dalla strada dove mio padre andava nei giorni più caldi dell’estate.
Muro che assieme alla struttura, con molto dispiacere di mio padre, andò semidistrutto da una forte mareggiata (alluvione del novembre 1966) e poi definitivamente abbattuto assieme al bagno.

In teoria solo qui al Cedas e solo ai topolini (26) nella loro versione originaria degli anni ’20 e ’30 era consentito fare il bagno e non lungo gli altri tratti di mare. Ma in pratica poco i triestini hanno obbedito a questa disposizione già da allora mostrando il loro irresistibile amore per i bagni in quel tratto di mare da Barcola al bivio di Miramare e il loro non cale per cartelli comunali.
E fu proprio questo dilagare di bagnanti su tutto il tratto fino a Miramare ad indurre il Comune a raddoppiare la struttura del Cedas e poi a costruire i primi 4 topolini, due per gli uomini e due per le donne. Siamo a metà anni ‘30.
Ecco come la “Rivista Mensile della Città di Trieste” descrive la situazione e la nascita dei topolini: “…Bisogna aggiungere che neanche l’ingrandimento del Bagno di Cedas tolse l’inconveniente dei bagnanti in zona vietata per cui il Podestà deliberò la costruzione di altri 4 padiglioni balneari (quelli che saranno poi chiamati “topolini” N.di R.) lungo la costiera tra il bagno esistente e il porto romano di Cedas”.

I topolini allora erano differenti, ma alcune peculiari caratteristiche sono rimaste.
Differenti perché strutturati con le 4 semilune sporgenti nel mare laddove ora le semilune stanno sopra una lunga banchina di cemento parallela al mare che dal porticciolo del Cedas arriva quasi alla pineta.
Rimane la forma a semicerchio, l’altezza della terrazza rispetto il marciapiede, i 5 gradini centrali che ad esso conducono, le rampe di scale laterali per scendere al piano di sotto, docce e servizi ai lati e la raggiera aperta come spogliatoio (27).
Oggi sono 10, semicerchi nella parte a livello strada, rettilinei a livello del mare.
Negli anni tante le riparazioni e aggiustamenti. L’ultimo intervento di una certa rilevanza nel 2008 quando sono state rifatte le ringhiere, la posa di mattonelle sulle terrazze, un rifacimento della zona sotto le terrazze. A maggio tre giorni di festa organizzati dal Comune con musica e persino un passaggio delle Freccie Tricolori. Molti hanno sorriso per questa chiamata in causa delle Freccie Tricolori per dei Topolini.
Nel tempo non sono mai sono mancate le lamentele dei frequentatori per degrado e sporcizia che talvolta ci sono stati per l’incuria del Comune e l’inciviltà di vandali perlopiù notturni.
I topolini hanno anche sofferto la guerra e sono andati quasi completamente distrutti nel ‘45 e poi rifatti per volontà del Governo Militare Alleato (GMA).

Molto diversa la loro frequentazione a seconda dei mesi e orari. Alle persone anziane che fanno da padrone fino al periodo della chiusura delle scuole e in estate anche al mattino subentrano, nei caldi pomeriggi estivi, i più giovani. Tranquilli di sopra, chiassosi sotto con l’eterno gioco dei ragazzi che spingono a forza in mare le ragazze e queste che resistendo si lasciano spingere. E clanfe (28) in quantità.
La loro disposizione verso sud e al riparo dalla bora nella parte inferiore della struttura li rende appetibili a molti anche nei mesi freddi. Nelle giornate di sole c’è sempre chi si lascia accarezzare da quei raggi che proprio perché rari e delicati sono ancor più graditi (29).
Graditi, ma anche utilissimi se presi in tarda primavera in modo da poter sfoggiare già ad inizio stagione una discreta tintarella suscitando cosi profonda invidia negli altri ancora sgradevolmente bianchicci.
In quella passeggiata il poeta Biagio Marin avanti il calar del sole dice: .. “Eccoci al primo bagno – il Topolino – come lo diceva la gente; al di là si inizia la festa della paganità”
Questi sono i topolini, sacra et intangibile istituzione della città.

Dal porticciolo del Cedas fino al bivio Miramare è solo il marciapiede a fare da spiaggia. Una spiaggia senza un solo ombrellone così come da Barcola fino Miramare. Gli ombrelloni infatti sono severamente vietati, ma non da futili cartelli del Comune bensì da una solida consuetudine cui nessuno può sfuggire.
Le tamerici ben cresciute e pini molto sani salvano i più deboli da qualche colpo di sole. E per i deboli deboli c’è sempre la pineta che nei giorni di festa si riempie di sdraio e tavolini utili alla briscola/scopa/burraco e vettovaglie.

Riviera di Barcola era anche il bagno Excelsior sito in quell’ultimo tratto di strada (venendo da Trieste) dopo il Circolo Marina Mercantile, dopo l’ex trattoria “Allo Squero” (attualmente “Tre Merli”) e prima del circolo Canottieri Nettuno che dà sul giardino Skabar (vecchio capolinea del tram 6).
Oggi la struttura è divenuta un condominio di piccoli e lussuosi appartamenti riprendendo dunque quella nota chic che l’aveva caratterizzata come bagno specie nei primi decenni.

L’ Excelsior dava la possibilità, per chi ne avesse avuto voglia, di cabine e dei servizi che uno stabilimento balneare può fornire. Sorto qualche decennio prima della fine ‘800 nel corso degli anni ha avuto vari ampliamenti e ristrutturazioni.
Ma l’Excelsior, che conosce il suo massimo splendore prima della prima guerra, è anche qualcosa di più di uno stabilimento balneare perché offre due teatri, uno all’aperto ed uno interno con annesso cafè chantant, una pista di pattinaggio, un ristorante, oltre 400 cabine e dall’altra parte della strada un albergo.
Disponeva di una piccola spiaggia sabbiosa e questo lo rendeva appetibile a mamme con bambini.

La chiusura dell’Excelsior nel 1984 passa quasi inosservata perché appare come pausa per una ennesima ristrutturazione (30). Ma i veri motivi sono altri e cioè una operazione edilizia che, sulla base di cavilli giuridici, ha reso di natura privata quel terreno che per definizione è demaniale. Quindi divenuto zona edificabile sicché 10 anni dopo ecco un condominio molto esclusivo con annessa spiaggia privata su un terreno in teoria pubblico come qualsivoglia lido sul mare deve essere.

(continua a pag 5)

Nota 26
4 sono le tesi sull’origine del nome “topolini”:
a) la loro forma visti dall’alto ricorda le orecchie di Topolino, cartone animato di Walt Disney.
b) topolini da topo, nome di un tipo di barca, in uso in quella zona.
c) posto con presenza di topolini e su questo confermo da miei ricordi da bambino (ma peggio erano le “pantegane” che uscivano da un paio di fogne  poste più o meno nel tratto dove poi è sorta la Marinella).
d) rispetto gli stabilimenti balneari esistenti (Ausonia, Fontana, Excelsior ecc) queste 4 semilune erano cosa ben piccola. Come topolini e qualcuno ha giustamente rilevato che spesso le cose piccole sono chiamate ”topolini”. A suffragare questa tesi si porta l’automobile Fiat Topolino così chiamata perché piccola.

Nota 27
Così l’Ufficio Tecnico del Comune descrive l’opera:
“I quattro bagni sono raggruppati due a due e le coppie distribuite a intervalli regolari … il livello della terrazza supera di 90 cm. quello della strada. Pertanto sono predisposti alcuni gradini per l’accesso dalla strada alla terrazza che potrà essere adibita a belvedere, a palco per concerti … una ringhiera di ferro delimita verso il mare la terrazza che invece non ha riparo verso la strada … per una scaletta laterale si scende al piano della platea… riparati dalla soprastante terrazza si trovano al centro gli spogliatoi … a una estremità e contigua alla scaletta di ingresso si ha un locale per il custode; all’estremità opposta sono le docce e le latrine.. “
Dunque più o meno come adesso.

Nota 28
Per chi non è di Trieste è giusto fare cenno. Posto il link di questo video che più di qualsiasi discorso mostra cosa sono le clanfe.
https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2018/07/fvg-tuffi-clanfe-trieste-olimpiade-dd3cacf5-2495-45ec-b050-35f481fc58ac.html

Nota 29
Ricordo negli anni ‘60 l’anziana signora Sgorbissa, ben nota in città per la sua peculiarità di iniziare la sua stagione balneare in ottobre e finire in aprile.

Nota 30
Varie le ristrutturazioni nel corso della sua esistenza. Nel 1888 per la sopraelevazione di 1 piano. Altre 2 prima dello scoppio della prima guerra ed altra prima della seconda

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La mia Trieste, 31 Dicembre 2019